"I passi dell'amore", di Adam Shankman

Il finale tragico alla "Love Story" e l'inserto canoro alla "Grease" svelano gli obiettivi del progetto: quello di far identificare gli spettatori con gli interpreti anche se, ovviamente, dei due grandi classici a "I passi dell'amore" manca proprio il riuscito ritratto della generazione a cui si riferisce.

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Da diverso tempo e con preoccupante insistenza sono molti i sociologi, e non solo, che discutono e si interrogano sul perché dei sempre più deviati comportamenti giovanili. I passi dell'amore (tratto dal best-seller di Nicholas Sparks e presentato con discreto successo al Festival di Giffoni) che proprio a questi giovani adolescenti è indirizzato, intende donare il proprio contributo nel chiarificare la situazione, semplificandola però eccessivamente in prevedibili schemi narrativi, filmando lo scontro, l'incontro e il definitivo distacco di due innamorati di provincia: lui bello e dannato (ma non abbastanza), lei angelica figlia del pastore di moglie vedovo.

Nessuna originale arditezza nel raccontare l'abusata teoria secondo la quale i poli opposti si attraggono nè, tanto meno, nessun impeto e/o originalità formale per il regista Shankman che ha esordito nel lungometraggio con la commedia romantica Prima o poi mi sposo e rispetto alla quale, ammette, di aver prediletto i nobili ed educativi contenuti contro la risata patinata.

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Ansia, irrequietezza ed autolesionismo, pungenti attributi che spesso contraddistinguono gli adolescenti contemporanei, vengono smussati ed annullati dalla forza dell'amore, dalla potenza della fede e, soprattutto, dalla fermezza dei più nobili principi, reali quanto imbalsamati ed ingombranti protagonisti di questo film dal ritmo sonnacchioso e dalla lacrima facile.


Il finale tragico alla Love Story e l'inserto canoro alla Grease svelano le vere mire degli artefici del progetto: quello di far identificare gli spettatori con gli interpreti, al fine di provocare l'incondizionata affezione alle peripezie dei due protagonisti anche se, ovviamente, dei due grandi classici a I passi dell'amore manca proprio il riuscito ritratto della generazione a cui si riferisce. Alle giovani anime che siederanno in platea non verrà più richiesto di pretendere originalità e trasporto nella visione, ma soltanto, e non è poco, una buona dose di pazienza.


Titolo originale: A Walk To Remember
Regia: Adam Shankman
Sceneggiatura: Karen Janszen dal romanzo di Nicholas Sparks
Fotografia: Julio Macat, A.S.C.
Montaggio: Emma E. Hickox
Musica: Mervyn Warren
Scenografia e costumi: Douglas Hall
Interpreti: Mandy Moore (Jamie Elizabeth Sullivan), Shane West (Landon Rollins Carter), Peter Coyote (reverendo Sullivan), Daryl Hannah (Cynthia Carter), Lauren German (Belinda), Clayne Crawford (Dean), Al Thompson (Eric), Paz de la Huerta (Tracie), Jonathan Parks Jordan (Walker), Matt Lutz (Clay Gephardt)
Produzione: Denise DiNovi, Hunt Lowry per DiNovi Pictures/Gaylord Films/Pandora Cinema/Warner Bros.
Distribuzione: Mediafilm
Durata: 101'
Origine: Usa, 2002


 

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