Il colibrì, di Francesca Archibugi

Dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi, un film con un cast ricchissimo gestito a fatica. Punta lo spaccato generazionale ma la storia resta fuori-campo. Sembra il gemello del bruttissimo Promises.

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La vita può presentarsi anche solo come un riflesso. Si vede nelle immagini sugli occhiali di Marco Carrera, un dettaglio spesso insistito, al limite del compiacimento, dove gli altri personaggi non si presentano così come sono ma possono essere una proiezione visiva del protagonista. Le luci di Luca Bigazzi accompagnano Marco nel corso del tempo, prima attraverso il corpo di Francesco Centorame e poi di Piefrancesco Favino. Più che un racconto Il colibrì è soprattutto un flusso di ricordi, che partono dai primi anni ’70 e arrivano a un futuro prossimo. Adolescente, conosce una sua coetanea al mare, Luisa Lattes. Nel corso degli anni, sarà sempre un amore passeggero che però non s’interromperà mai. Una tragedia nella sua famiglia segnerà poi per sempre la sua vita. Dal 1959, anno in cui è nato, dovrà affrontare traversie e dolori. Si sposa con Marina, ha una figlia che si chiama Adele ma non riesce mai a vivere pienamente la sua esistenza. “Sei il paragone di ogni relazione che ho avuto”, gli dice Luisa. Alla fine ciò che conta è vivere piuttosto che la voglia di vivere. E forse è questo atteggiamento che lo aiuta a superare tutte le trappole del destino e ad accompagnarlo in questi cambi di rotta c’è Daniele Carradori, lo psicanalista di Marina, interpretato da Nanni Moretti, che è la discreta ma sempre presente ombra che lo accompagna.

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Tratt dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega nel 2020 e scritto da Francesca Archibugi assieme a Laura Paolucci e Francesco Piccolo, Il colibrì sceglie la strada del racconto ad ampio respiro con un cast ricchissimo che la cineasta, anche abituata a film corali, gestisce con fatica. C’è sempre uno o due personaggi che nel suo cinema guida la storia. Marco potrebbe essere la reincarnazione di Mignon in Mignon è partita, di Antonio e Angelo in Questione di cuore, Giorgio in Gli sdraiati e Arturo in Il grande cocomero. L’affidamento totale al protagonista come avviene in Il colibrì può essere una risorsa quando i protagonisti sono ispirati, un autogol quando sono spenti come Pierfrancesco Favino in questo film. I segni premonitori (il boato di un aereo alla casa al mare, l’acqua del mare, il volo Pisa-Cipro) sono urlati, insistiti, così come le forme di un melodramma familiare che vorrebbe avere il respiro di una saga mentre invece ansima in continuazione e che ha la sua caduta più devastante nella scena in cui Marina (Kasia Smutniak difficilmente così fuori controllo, fuori parte) rinfaccia a Marco le sue colpe prendendosi contemporaneamente le proprie.

Il colibrì punta a lo spaccato generazionale di La meglio gioventù. La Storia resta fuori-campo. Contano solo i piccoli e grandi drammi privati. Però si sfalda ben presto dietro il make-up come nelle scene dei personaggi invecchiati che tolgono ai protagonisti corpo e anima, soprattutto a Bérénice Bejo. Tra Billie Holiday e i Clash, la musica accompagna debolmente e non esalta le fasi cruciali di una vita. Il film è troppo scritto come il romanzo che di cinematografico già aveva poco e per essere adattato aveva bisogno di una profonda trasformazione. Ma non è il suo problema più grave. Sono la pesantezza del passo, la necessità di spiegare tutto, l’inganno di spacciare emozioni e di coinvolgere con mezzucci le colpe più gravi. In più somiglia al già bruttissimo Promises, sempre con Favino protagonista che viaggia avanti e indietro nel tempo. Oppure a un Desplechin venuto male. E rischia la parodia di Eyes Wide Shut nell’esclusiva ‘partita a poker” Alla fine il suo destino è proprio quella del ‘colibrì’: mette tutta la sua energia per restare dov’è.

 

Regia: Francesca Archibugi
Interpreti: Pierfrancesco Favino, Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Sergio Albelli, Alessandro Tedeschi, Benedetta Porcaroli, Massimo Ceccherini, Fotinì Peluso, Francesco Centorame, Pietro Ragusa, Valeria Cavalli, Rausy Giangarè, Niccolò Profeti, Elisa Fossati, Lorenzo Mellini, Nanni Moretti
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 125′
Origine: Italia, Francia 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
Sending
Il voto dei lettori
2.09 (75 voti)
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