In Praise of Love, di Tamara Drakulic

Nella sezione TFF Doc/Internazionale del #TFF38 ritorna Tamara Drakulic, con un documentario antropologico che racconta un Messico lontano ancora legato al mito.

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“Non ci sono più alberi, solo radici”.

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In questa frase del narratore Beto si nasconde tutto il senso del racconto lirico di Tamara Drakulic. Le parole di questo nostro Virgilio moderno, sporco di terra e che mischia reale e mito, costruiscono un dialogo continuo tra morte e amore che muove i fili di una città segnata da un futuro ignoto.

C’è qualcosa che si muove in profondità e che contrasta le forze che agiscono in superficie. Radici che smuovono la terra, concetti astratti, miti e tragedie che modificano la percezione del reale, che nel frattempo scorre tra svago e momenti di intenso lavoro. Un paese diventato povero, dopo la nazionalizzazione delle miniere, a cui rimane solo la possibilità del racconto per evadere lontano dai campi da coltivare e dalle miniere da esplorare.

Un’opera che attraversa il documentario in tutta la sua potenza narrativa ed estetica, che passa dal registro osservazionale a quello narrativo. La Drakulic lavora per contrasti. La distinzione tra superficie e sottosuolo è netta e viene arricchita dalla continua messa in scena, ad opera dei giovani del paese, della tragedia shakespeariana dove i due amanti sono impossibilitati a stare insieme così come l’amore e la morte di Beto.

Si sceglie di morire, di affrontare la morte scendendo nelle miniere di Jergas, un ingegnere che appare ai minatori e li trascina giù nelle cavità più oscure; si cerca di farsi beffe della morte come Macario, ma alla morte non si riesce mai a mentire. Non rimane allora che farsi avvolgere dall’ignoto e dall’oscurità per poi rilanciarsi, a suon di musica e balli, in un ultima elegia che riunisce anime sconosciute nell’unico momento di aggregazione possibile, quello della performance, dell’intrattenimento. È forse il raccontare storie l’unico modo per scappare dalla morte. È forse l’atto performativo l’unico modo per, nell’ignoto, incontrare volti prima sconosciuti e amarli per il resto dell’intera esistenza.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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