JULIEN TEMPLE: il montaggio come oscenità e furore

A Torino per presentare a Cinemambiente il cortometraggio "The Wind" abbiamo colto l'occasione per incontrare il cineasta inglese

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Alla fine più che il deludente e strombazzato “Vajont” di Renzo Martinelli e la retrospettiva completa su Robert Flaherty , è “ The wind”, cortometraggio sull’energia eolica commissionato da Greenpeace a Julien Temple il vero evento del festival torinese Cinemambiente. Del resto Temple, conferma nell’intervista di essere un titano del montaggio audiovisivo, un teorico dell’alta densità espressiva al servizio delle tematiche culturali. E una proposta come questa, significa per il festival di Gaetano Capizzi e Loredana Leconte l’indice di una maturità non soltanto capace di riservare interessanti sviluppi futuri, ma di farsi apprezzare da un pubblico più vasto e non da pochi intimi .

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SENTIERI SELVAGGI: Come in “Sex Pistols –Oscenità e furore” anche il montaggio di “The wind” è polisemico: documentarismo, cartoons, e materiali di repertorio.
JULIAN TEMPLE: Mi piace l’idea di usare registri e media divergenti per dire la stessa cosa, anche perché la realtà stessa è leggibile in mille modi diversi. In “The wind” c’è soprattutto un messaggio propagandistico che, bilanciato il ritmo visuale concitato, può incedere anche sui contenuti. Questi fanno venire a galla il mio sense of humour.

SENTIERI SELVAGGI: La tua predilezione per l’eterogeneità si vede anche nella poesia che apre “The Wind”.
JULIAN TEMPLE: E’ una poesia di Shelley che è sostanzialmente una profezia. Qui il vento è portatore di elettricità, proprio come traspare dalle immagini.

SENTIERI SELVAGGI: Che ne pensi dell’atteggiamento di Tony Blair verso la questione ecologica.
JULIAN TEMPLE: Il problema più grande di Blair è che non ha sensibilità verso la deforestazione

SENTIERI SELVAGGI: Negli U.S.A hai filmato “Le ragazze della terra sono facili” e “Bullet”. Qualche impressione sul sistema hollywoodiano.
JULIAN TEMPLE: Vedo solo case che bruciano davvero! Voglio dire che per fare film lì, devi lavorare troppo velocemente. E’ come preparare del pessimo cibo pur avendo grandi mezzi e ingenti capitali a disposizione.

SENTIERI SELVAGGI: I due film sui Sex Pistols sono meravigliosi. Perché sei così ossessionato dalla band di Johnny Rotten.
JULIAN TEMPLE: Ho passato vent’anni a occuparmi di loro in effetti. Sai loro possiedono un’energia catartica. Questo non vale solo per me ma anche per molte altre persone, per la mia generazione. Credo molto, del resto in quel cinema che celebra i miti generazionali. Comunque ho dovuto faticare non poco a convincere Johnny Rotten del mio interesse genuino verso la sua storia.

SENTIERI SELVAGGI: Il punk poi non è una moda, ma piuttosto una rivoluzione sociologica.
JULIAN TEMPLE: Penso che il movimento punk fosse soprattutto un’attitudine. I media si sono come al solito concentrati sugli aspetti più scontati come quello del look degli aderenti! All’inizio ricordo che era facile trovarlo in Inghilterra solo nelle grandi città. Ora ha una diffusione più capillare! E va forte soprattutto in America.
SENTIERI SELVAGGI: A mio avviso affronti queste tematiche anche per contestare la società anglosassone.
JULIAN TEMPLE: Probabilmente è vero. Ma ho anche una visione positiva delle cose visto che nella società inglese s’impongono profezie che trovano riscontro nel resto del mondo. In “Bullet” poi, uno dei miei film americani, critico lo squallore dei ghetti dove ci sono veramente molti problemi.

SENTIERI SELVAGGI: “Pandemonium”, il tuo ultimo lungometraggio per l’Italia è tuttora una chimera.
JULIAN TEMPLE: Forse il pubblico italiano non è pronto per un film su artisti inglesi come questo. Coleridge e Wordsworth appartenevano al movimento romantico all’inizio dell’era industriale. E’ anche un film sulla creatività stimolata dagli eccessi come le droghe e l’alcolismo.

SENTIERI SELVAGGI: Progetti futuri.
JULIAN TEMPLE: Ho alcune sceneggiature pronte: un horror movie, un paio di thrillers e una biografia su uno scrittore ribelle ucciso dal Governo inglese. Mi stanno tutti molto a cuore

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