LETTE E…RIVISTE – "You guys are approaching this movie like a movie!" Da Miller a Snyder, "300"

Rendere sceneggiatura un fumetto che ignora la progressione temporale, veicolare l'essenza di Sparta duemila anni dopo… tutte le sfide di "300" raccontate a Scr(i)pt da Zack Snyder. "Abbiamo rotto la regola cardinale dello storytelling per portare la voce di Frank Miller nel film"

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La prima volta fu con Sin City. Una ri-creazione dell'oscuro mondo di Frank Miller. Ma è più difficile adattare un fumetto che un'opera letteraria: lo sostengono Zachary Snyder e Kurt Johnstad dopo la loro ultima fatica…

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Miller ha scoperto la storia di '300' da bambino: al cinema, con suo padre, a vedere The 300 Spartans (1962). "Si girò verso suo padre – racconta Snyder – e chiese: 'Gli spartani moriranno?' E il padre rispose: 'Temo di sì, figliolo'. Quell'imprinting diede forma alla sua estetica dell'eroe. Così Marv di Sin City, Batman, Leonida sono essenzialmente, nella sua mente, lo stesso personaggio" […]


La prima parte dell'opera di Miller si sofferma sulla cultura marziale di Sparta. Come spiega Johnstad "Tranne poche eccezioni, nessuno oggi può davvero capire cosa significasse essere uno spartano, il sacrificio e la disciplina. Non avevano artigiani, artisti, poeti – quelli erano gli ateniesi. Gli spartani erano guerrieri e vivevano secondo un codice di guerra". Rendere trasparente e immediata la durezza di questa condizione sarebbe stato un problema non da poco in sede di sceneggiatura: "Re Leonida non poteva essere un eroe hollywoodiano, con i cliché e il lieto fine. Il Leonida di Miller è dark" afferma Snyder. Il regista, da sempre fan di Miller, scopre '300' sul tavolo da caffè del produttore Gianni Nunnari. Decide di farne un film: "Gli studios dicevano: 'Spade e sandali, fumetti, non capiamo. Non ha senso". Parte del problema – Snyder se ne rendeva conto bene – stava proprio nel genere, spade e sandali, appunto: sebbene questo fosse stato riportato in voga da film come Il gladiatore e Troy, conservava una connotazione estremamente specifica, almeno per i produttori. Snyder aggiunge: "Credo che, nel linguaggio, ci sia il desiderio di esprimere la libertà e l'immaginario epico, dunque paesaggi ed eventi epici, che siano battaglie o amori. Tutto questo era nel fumetto di Frank, ma in un modo davvero non convenzionale". Snyder decide che il film dovrà catturare il tono dell'opera di Miller: raccapricciante, violento, iper-stilizzato. La sceneggiatura non c'era ancora: "Ho detto che il fumetto era la sceneggiatura. Nessuno se ne rendeva conto […] Mi presentarono uno script. Dissi: 'Il problema è che voi state affrontando questo film come un film. Quello che vogliamo io e Kurt è traslare il fumetto in sceneggiatura e restare fedeli ad esso il più possibile". Snyder fa sapere ai produttori che lui e Johnstad si sarebbero occupati dello script. "Lo stile di Miller è 'spartanesco', ma soprattutto senza pietà. Era in particolare questo tratto che mi interessava rendere nella sceneggiatura" […]

Una delle sfide più impegnative che Snyder e Johnstad incontrano riguarda la forma. Le immagini di un fumetto possono sembrare uno storyboard, ma…"All'inizio, pensi sia facile perché hai l'immagine – racconta Snyder – ma il punto è: quando adatti un romanzo, la progressione degli eventi è generalmente chiara, è descritta. In un fumetto, e specialmente in un fumetto di Miller, non è così. Frank immortala un momento e non dice un bel niente su quello che è successo subito prima e subito dopo. Così tu sei là, provi a costruire una progressione temporale lineare – devi girare un film – e ti chiedi continuamente: Cosa è successo prima di questa vignetta? E cosa un momento dopo? E come ci si lega alla prossima? Frank mi disse, non a caso, che '300' era come una corda annodata. Lui ama la non-linearità e il modo in cui le cose convergono. Disse che io e Kurt avevamo preso un'estremità della corda e l'avevamo agitata, facendone una linea – la versione cinematografica del fumetto" […]


La stilizzazione delle immagini in '300' è tesa ad inspirare il lettore – portare questo sul grande schermo ha significato mantenere intatto l'intenso stile visivo di Miller, per questo 300 è stato girato quasi interamente con i greenscreens, con la successiva aggiunta di set virtuali – una tecnica simile a quella usata per Sin City […] Riguardo invece alle parole, Snyder ricorda: "Quando presentammo la prima volta la sceneggiatura, uno dei produttori ci disse: 'Avete infranto una delle regole cardinali del filmmaking e dello storytelling. La vostra voce off descrive le immagini che si vedono in quel momento, qual è il punto?!' Io dissi: 'Quello che fa Miller è disegnare, e poi scrivere un poema che descrive i disegni'. E' una prosa magnifica. Non volevo perderla. Per questo abbiamo usato la voce off. Era questo il modo di avere la voce di Frank nel film" […]


La storia si ripete? 300 arriva in un momento in cui si respira l'offensiva del mondo occidentale alla Persia – o, come si chiama oggi, Iran. "Per me non è un film politico: piuttosto è un'avventura – conclude Snyder – le situazioni non sono comparabili. Ho gente che mi chiede: George Bush è Serse o Leonida? E' ovvio, nessuno dei due…Il nostro lavoro è stato rendere fedelmente il fumetto. Non abbiamo cercato di politicizzarlo. Diciamo: questo è quello che Frank voleva dire. Cercando di diluirlo il meno possibile".


 


"300 – From script to screen", di David S. Cohen – da Scr(i)pt Magazine, marzo/aprile 2007


www.scriptmag.com/pdf/300.pdf


 


Traduzione di Annarita Guidi

 


Scr(i)pt Magazine e' un bimestrale americano pubblicato dal 1989, che guarda l'industria cinematografica dal punto di vista dello sceneggiatore. E' allo stesso tempo una risorsa (per chi vuole intraprendere questa professione) e una fonte di ispirazione (per i professionisti). Ogni numero propone interviste e articoli scritti dagli sceneggiatori stessi, insieme a informazioni utili dal punto di vista della scrittura creativa, senza dimenticare il marketing. Sul sito della rivista è possibile scaricare alcuni dei contenuti (e-articles) e abbonarsi on line; la sezione 'services' offre una simulazione del reale processo di selezione delle sceneggiature (www.finaldraft.com/events-and-services/scriptxpert/) e se i lettori addetti danno un giudizio positivo allo script inviato, questo viene reso disponibile nel database che la rivista mette a disposizione di case di produzione e agenti (a.g.).

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