"Lezione Ventuno", di Alessandro Baricco

lezione 21Lo scrittore sale in cattedra e spiega, declama, pontifica, anche con un linguaggio apparentemente colloquiale, fintamente attraente nell’eleganza formale ma soporifero nei contenuti. Con Seta si può forse mettere in luce un ‘Baricco’s Touch’. Così formalista che, al confronto i calligrafici pre-neorealisti sembravano dei registi specializzati in action-movie

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lezione 21Non si può certo dire che un film come Lezione Ventuno abbia il dono della modestia. E, al tempo stesso che Baricco abbia quella timidezza e quel pudore tipico del regista alla sua opera prima, brutta o bella che sia. Del resto, più che nel contatto dello scrittore con Tornatore (La leggenda del pianista sull’Oceano), è da Seta che il mondo visivo di Baricco sembra prendere pienamente forma. A posteriori, confrontare l’opera diretta dall’anonimo e irritante regista canadese François Girard con Lezione Ventuno, porta ad evidenziare, forse abbagliati chissà da cosa, una continuità di stile. Esagerando, ma neanche troppo, si può parlare per questi due film di un ‘Baricco’s Touch’. Confrontando gli inizi si passa dalla nebbia di Seta alla neve di Lezione 21. Poi lo sguardo, in entrambi i casi, si rifugia su un decadentismo così calligrafico che film come Piccolo mondo antico o Un colpo di pistola (con Soldati e Castellani che avevano fatto invece un moderno e innovativo lavoro sull’uso della parola letteraria nel cinema) potrebbero apparire degli action-movie.

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Il film rievoca le vicende relative all’eccentrico e geniale professor Mondrian Killroy e alla sua ‘lezione 21’ che faceva parte del ciclo sui falsi capolavori dell’arte in cui affrontava la genesi della 9° sinfonia di Beethoven e su una serie di strani accadimenti avvenuti nel 1824 quando venne presentata al pubblico viennese. Baricco sale in cattedra e spiega, declama, pontifica, anche con un linguaggio apparentemente colloquiale, fintamente attraente nell’eleganza formale ma soporifero nei contenuti. Anche visivamente vola alto. La struttura dell’indagine sembra guardare nientemeno che a Quarto potere nella giustapposizione dei piani temporali e nell’intervista-inchiesta ai personaggi che guardano in macchina. Il problema è che si avverte così tanto un (auto) compiacimento che tutto il resto passa in secondo piano: Fotografie, riprese video, movimenti sinuosi e danzanti come il ballo sulla neve e soprattutto “L’inno alla gioia” pompato a tutto fuoco. L’importante per Baricco è sedurre, piacere e abbagliare. Poi, se la 9° sinfonia è stata davvero un flop, non importa più a nessuno.

 

Regia: Alessandro Baricco

Interpreti: John Hurt, Noah Taylor, Clive Russell, Leonor Watling

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 101’

Origine: Italia/Gran Bretagna, 2008

 

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