"Non aprite quella porta – The Texas Chainsaw Massacre", di Marcus Nispel
Marcus Nispel si cimenta con il remake dell'omonimo film del 1974 diretto da Tobe Hooper e, nell'organizzare le strategie di fuga dei suoi personaggi, dirige le pedine di un gioco al massacro circoscritto all'interno di uno spazio claustrofobico.
Ha imparato bene la lezione Marcus Nispel. Al suo debutto dietro la macchina da presa, il cineasta tedesco formatosi in America realizzando spot pubblicitari e videoclip ha, infatti, confezionato un horror dal ritmo incalzante (la colonna sonora è firmata, tra gli altri, da Marilyn Manson) che resuscita tutti, ma proprio tutti i topoi della bottega degli orrori hollywoodiana. C'è il bad place, la cittadina del Texas, c'è il suo mostro "faccia di pelle" profanatore di morti, c'è il feticcio dell'arma ovvero una motosega di raimiana memoria (ricordate Bruce Campbell nella trilogia de La casa?) e ci sono, infine, le vittime, giovani ignari votati al martirio, in viaggio per una vacanza in Messico. Marcus Nispel si cimenta con il remake dell'omonimo film del 1974 diretto da Tobe Hooper e, nell'organizzare le strategie di fuga dei suoi personaggi, dirige le pedine di un gioco al massacro circoscritto all'interno di uno spazio claustrofobico. I cinque ragazzi, infatti, per quanto si affannino a trovare soluzioni e a tracciare salvifiche traiettorie, non escono mai dall'area "maledetta", e vengono stritolati in un girone infernale senza ritorno, i cui anelli sono il furgone, la casa, la fabbrica e tutta la città. Ad uno ad uno, gli agnelli sacrificali vengono così catturati, torturati e accorpati. E mentre il serial killer si preoccupa di rifarsi un nuovo volto, tutto intorno si muove un universo parallelo. Una sorta di territorio dell'irrazionale, dove abitano colonie di figure sinistre, avvinghiate da una rete di sordide complicità. Uomini e donne, dall'aria innocua ma che nei loro tratti fisici, a metà tra il grottesco e l'aberrante, sfiorano una deformità di sapore lynciano e presso le quali invano i protagonisti cercano rifugio e umana compassione. Ad azionare il dispositivo dell'orrore, però, non è l'angoscia dell'ignoto, bensì l'attesa del noto. L'incipit "documentaristico", che rievoca inevitabilmente le atmosfere di The Blair Witch Project, preannuncia infatti quella che è la scoperta più drammatica: tutto il film trae spunto da una storia realmente accaduta il 10 agosto del 1973, per cui a essere spaventosa è la realtà, non la finzione cinematografica. E la visione non è altro che una gelida messa in scena della morte, tridimensionale teatro della crudeltà…
Titolo originale: The Texas Chainsaw Massacre
Regia: Marcus Nispel
Sceneggiatura: Scott Kosa
Fotografia: Daniel Pearl
Montaggio: Glen Scantlebury
Musica: Steve Jablonsky
Scenografia: Gregory Blair
Costumi: Bobbie Mannix
Interpreti: Jessica Biel (Erin), Jonathan Tucker (Morgan), Erica Leerhsen (Pepper), Mike Vogel (Andy), Eric Balfour (Kemper), David Dorfman (Jedidiah), R. Lee Ermey (Sceriffo Hoyt), Lauren German (Autostoppista), Heather Kafka (Henrietta)
Produzione: Platinum Dunes/Next Entertainment
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 98'
Origine: Usa, 2003