OMBRE ELETTRICHE – Nei meandri della mente: cinema coreano e psiche

“Spider Forest” e “The Hypnotized” scavano nelle molteplicità prospettiche del reale, alla ricerca della lente deformante che trasformi la visione in uno spettro immaginifico della memoria, gioco di rimandi incantato tra sogno e (im)possibile.

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Entrambi alla seconda prova nel lungometraggio, Song Il-gon e Kim In-sik affrontano con determinazione un tema evanescente (e pericoloso negli esiti) come la messa in scena dell'invisibile della mente, il rimosso, le fluttuazioni delle emozioni. Entrambi arrivano da prime prove controverse, che hanno diviso nei commenti gli entusiasti e i detrattori. Con Flower Island (del 2001) Song Il-gon ha affascinato o infastidito: poetico, tracimante passione e al contempo distacco artistico, dipingeva la deriva di tre donne che fuggono la vita, per ritrovarne il senso solo in vista della fine. Più diretto Kim In-sik, che con Road Movie (del 2002) ha infranto il tabù dell'omosessualità, in un triangolo di amore universale emozionante o spiazzante, incompleto ma affascinante. Con tonalità e punti di vista differenti, Song Il-gon e Kim In-sik si ritrovano così a indagare i territori friabili della psiche. Spider Forest, del primo, lo fa partendo da un assunto orrorifico spinto agli estremi: un uomo si risveglia in un bosco – non ricordando cosa sia avvenuto in precedenza – e scopre in una casupola abbandonata la fidanzata in punto di morte e il cadavere di un uomo. The Hypnotized, del secondo, si adagia su ritmi da thriller sentimentale per raccontare – tra psicanalisi, ipnotismo ed erotismo – la possibile pazzia di una donna, moglie annoiata-disaffezionata, e l'ossessione di un analista nostalgico e passivo.

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Spider Forest inscena un'indagine-rompicapo, alla ricerca dei colpevoli e della verità: ben presto però colpi di scena e incedere da whodunit perdono d'interesse, lasciando il posto alla complessa interazione di ricordi, passato, fantasie e misteri che si susseguono e accavallano nella mente del protagonista (un ottimo Kam Woo-sung, già tormentato, ma dall'infedeltà, in Crazy Marriage). Esattamente come una tela di ragno che si dispiega ordinatamente nella caoticità di fili e rimandi, Song Il-gon costruisce un arazzo sempre sul punto di sfaldarsi, preda delle miriadi di rivoli intrapresi (la moglie scomparsa che riaffiora in sogno, l'amico poliziotto che si mette a investigare, la trasmissione televisiva sul paranormale, la proprietaria del negozio di fotografia, …); nondimeno dietro l'aleatoria irruenza degli elementi si intravede un disegno preciso, che sfida i limiti della logica e del mostrabile-cinematografico, in un procedimento che dimostra l'autoreferenzialità e il solipsismo dell'io. Purtroppo il meccanismo-base della pellicola non regge l'urto della rivelazione finale, memore di una serie di opere note, da Il sesto senso a Soul Survivor (fino a certo cinema spagnolo, ad esempio El arte de morir). Rimane comunque uno spaccato profondo sullo sfaldarsi della coscienza, con sequenze oniriche affascinanti (basterebbe la carrellata iniziale che esce dalla finestra per addentrarsi nella foresta) e scene tangibilmente sentite (lo scambio notturno di battute tra lui e la moglie, con quel numero clownesco di congedo). Più rarefatto e costruito The Hypnotized, procedendo nella visione del quale si passa inavvertitamente dalla razionalità fantastica (improvviso il contrasto, nella scena iniziale, tra gli oggetti che levitano fatati in aria e la repentina crisi epilettica) all'irrazionalità ferrea (il vortice di sovrapposizioni, specchi e doppelgänger che travolgono l'analista e la donna-paziente). Un tour de force nel desiderio, in cui la sensualità viscerale dei corpi e l'impossibilità dell'oblio per gli oggetti d'amore passati si sfaldano e amalgamano, rasentando l'indistinzione. Con cipiglio auotoriale, Kim In-sik mischia le prospettive, confonde i piani (il libro che lei sta scrivendo, i risultati dell'ipnosi, i ricordi del passato, i racconti dei pazienti), fino a raggiungere un fervore lynchiano che spiazza e ammalia. La produzione curatissima (dalle scenografie ricercate ai vestiti oltremodo eleganti) non nasconde l'indecisione di fondo tra cinema-narrativo e cinema-come-psicanalisi (individuale e privata) dei propri voyeurismi, ma una recitazione compunta (su tutti quella trattenuta di Kim Hye-soo) e l'approfondirsi dello scarto reale-irreale-surreale riescono a riequilibrare le sorti di una pellicola altrimenti votata al vuoto intellettualismo, criptico e mai soddisfacente. Tra eccessiva autoconsapevolezza e spunti immaginifici, Spider Forest e The Hypnotized cercano di mettere in scena l'indecifrabilità della mente: compito complesso, dai risultati alterni, eppure sempre imprevedibili.


FILMOGRAFIA


* Spider Forest


anno: 2004


regia: Song Il-gon


sceneggiatura: Song Il-gon


cast: Kam Woo-sung (Kang Min), Suh Jung (Min Soo-in / Seo Eun-ah), Jang Hyun-sung, Kang Kyung-heon


* The Hypnotized (a.k.a. Faceless Beauty, A Beauty without Face)


anno: 2004


regia: Kim In-sik


sceneggiatura: Kim In-sik


cast: Kim Hye-soo (Ji-su), Kim Tae-woo (Suk-won), Yoon Chan (Min-seok), Han Jung-soo, Kim Nan-hoe



LINKS


http://www.cinemacoreano.it/schedario/spider_forest.htm (Spider Forest, italiano)


http://www.korea.net/news/news/newsView.asp?serial_no=20040719036&part=106 (Spider Forest, inglese)


http://homepage.mac.com/vanvdo/hypnotized.htm (The Hypnotized, inglese)



DOVE ACQUISTARE


Entrambi i film sono disponibili in DVD nella versione coreana, in confezioni speciali a doppio disco. Audio originale in Dolby Digital 5.1 (Spider Forest anche DTS), corretto formato dell'immagine (anamorfica) e sottotitoli in inglese. Gli extra non sono sottotitolati.


http://global.yesasia.com


http://www.yeondvd.com

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