Paw Patrol – Il Super Film, di Callan Brunker

Al secondo film, il franchise dei Super Cuccioli è ancora tra quelli che ha capito meglio i meccanismi del cinema pop. Anche a costo di svelare eccessivamente la sua natura di film brandizzato

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Non ci prova neanche più a nascondersi, il franchise di Paw Patrol. Torna al cinema con un sequel del film del 2021 e lo fa svelando i suoi ascendenti, i suoi obiettivi, gli immaginari a cui guarda. E così il solito prologo che quasi fa da raccordo tra la serie ed il film, la televisione e la sala, in cui i cuccioli protagonisti entrano in azione per salvare la vita agli umani con spettacolari operazioni di recupero, se già nel capitolo precedente era un’entità giocosa e schizzata che pareva guardare ai prologhi della saga di Bond, stavolta, tra esplosioni a pioggia, ritmo sincopato e attenzione all’elemento puramente action del racconto pare voler essere una versione “per bambini” del Bayhem.

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Non è un’affermazine peregrina. Già riflettendo sul primo film dei Paw Patrol al cinema si diceva che quello dei cuccioli di salvataggio pare essere uno dei pochi immaginari destinati agli spettatori più piccoli che tuttavia sa giocare in modo migliore con i suoi personaggi e le sue storie e che, forse soprattutto, capisce meglio il tessuto del cinema popolare con cui si rapporta.

E Paw Patrol – Il Super Film pare davvero giocare a carte scoperte, come si diceva, costruendo una storyline che non solo si diverte a citare dal calderone della sci fi più in vista degli ultimi anni (tra Armageddon, Chronicle ma anche gli Incredibili di casa Pixar) ma pare intercettare volutamente le linee del cinecomic contemporaneo: stavolta, in effetti, i cuccioli sono chiamati a intervenire quando la scienziata Victoria Vance decide di deviare, da sola, uno sciame meteorico in arrivo sulla Terra per dimostrare a quei colleghi che l’hanno sempre considerata pazza di essere, invece, una straordinaria donna di scienza. Ma il suo piano fallisce ed un meteorite impatta sulla Terra. Portatolo in laboratorio, la cucciola Skye capisce che il meteorite ha dotato lei e i suoi compagni di straordinari poteri. Le nuove capacità dei protagonisti saranno fondamentali per combattere proprio Victoria, tornata alla carica, alleata con il sindaco Harbinger ed intenzionata a rubare ai cuccioli i cristalli che li rendono “super”.

E a colpire di più è la lungimiranza generale del sistema, che parla di poteri, racconta di supercuccioli ma che rimane comunque una creatura puramente branded, consapevole da un lato di rivolgersi ad un pubblico di bambini che conosce alla perfezione lo spazio in cui si inserisce, dall’altro di dover usare il film soprattutto come strumento di marketing, necessario vendere altri prodotti legati al franchise.

E allora l’imperativo, come con il primo film è non far abbassare mai l’attenzione dei piccoli spettatori e, soprattutto, non togliere mai il focus dagli elementi più iconoci della saga, dai veicoli trasformabili, dagli equipaggiamenti dei protagonisti, anche, forse soprattutto, quando la storyline rieschia di metterli in secondo piano. In prospettiva, Paw Patrol – Il Super Film è dunque un more of the same del primo capitolo, un altro film di puro movimento, che non si ferma mai davvero e al contempo un progetto evidentemente più spigliato nel maneggiare il linguaggio e le dinamiche di quel cinema massimalista con cui già comunicava. Nel bene, come quando ricrea senza paura una delle sequenze centrali dell‘Iron Man di Shane Black, ma anche nel male, in particolare quando non si fa problemi a svelare il suo carattere di  feticcio del brand, a temporeggiare sui momenti in cui i veicoli dei protagonisti si trasformano o agiscono sulla scena (di fatto le sequenze animate meglio del film), veri e propri spot per le “merci” del franchise, tanto affascinanti quanto inquieti.

Viene certo da chiedersi se Paw Patrol – Il Super Film, non abbia a tratti attraversato la linea, sedotto dalle linee di un linguaggio che avrebbe dovuto rimediare più che assorbire. Certo a tratti l’aderenza integrale agli spazi del massimalismo colpisce, come nell’ultimo atto, che affastella idee per movimentare lo scontro finale, eppure rimane la sensazione che l’azione rischi sempre più di mangiarsi tutto.

Anche lo spunto pedagogico di questo capitolo, tutto giocato sulle paure della cucciola Skye, convinta di essere troppo piccola e di non essere all’altezza di far parte della squadra, forse risolto troppo frettolosamente (e demandato, ancora, alle immagini, al movimento). Ma si tratta di un esito tutto sommato prevedibile. È, in fondo, l’unico contrappasso possibile per un film che capisce così bene il contesto in cui si inserisce.

 

Titolo originale: PAW Patrol: The Mighty Movie
Regia: Callan Brunker
Voci: Mckenna Grace, Taraji P. Henson, Marsai Martin, Christian Convery, Ron Pardo, Lil Rel Howery, Kim Kardashian, Chris Rock, Serena Williams, Alan Kim, James Marsden
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 81′
Origine: USA, Canada, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
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