"Ricchezza nazionale", di Radu Mihaileanu

Mihaileanu mantiene lo sguardo tragicomico di “Train de vie” descrivendo le peripezie di un aiuto-regista spedito in Africa alla ricerca di pigmei, ed usa senza retorica le immagini per colorare pensieri e riflessioni sul senso della vita. Dedicato a Marco Ferreri.

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E' di cinque anni fa, ormai, la visione grottesca e dal finale a sorpresa che Mihaileanu, rumeno naturalizzato francese e di credo – ma soprattutto di umorismo – ebraico, diede in Train de vie della madre di tutte le crudeltà, la Shoah. Con uno sguardo innocente, quasi infantile, stavolta dirige la camera in Africa, terra dalle mille contraddizioni, luogo fuori dal comune che nell'immaginario filmico occidentale si è prestata quasi sempre, suo malgrado, alla messa in scena di luoghi fin troppo comuni, intorno alla sua incontaminazione o al mito che la vuole origine di tutti gli uomini di questa Terra. Non abbandona, Mihaileanu, l'angolazione tragicomica nel descrivere le peripezie di un povero aiuto-regista spedito nella Repubblica Centraficana – nel bel mezzo di un colpo di stato – assieme ad un giovane collaboratore al contempo scettico ed epicureo, nel tentativo di mettere insieme un nutrito gruppo di pigmei che dovranno essere tra i protagonisti dell'ultima fatica del grande e scontroso regista Carlo Ercoli; un viaggio pieno di ostacoli, che – senza accorgersene – diventa un viaggio interiore dei protagonisti, alle prese col confronto tra società occidentale e società tribale: senza buonismi, senza troppe parole.
Mihaileanu – per anni primo collaboratore ed amico del Marco Ferreri di Come sono buoni i bianchi – non possiede opinioni precostituite da diffondere, tesi da dimostrare o posizioni terzomondiste da difendere: usa le immagini per colorare pensieri e riflessioni sul senso della vita, sul significato dell'esistenza di uomini così piccoli e così grandi come i pigmei, che alla foresta devono tutto e tutto donano; per instillare dubbi e incertezze con la forza metaforica di piccoli eventi come la puntura di un insetto, o il rovesciarsi di una pioggia; per stravolgere il concetto europeo di famiglia attraverso la profezia di uno stregone, o la nozione stessa di identità per il solo tramite di considerazioni puramente olfattive. Niente retorica ecologista: solo i cinque sensi. Come se le nostre foreste non fossero state mai sradicate o bruciate. Per somigliare di più al popolo pigmeo, la stirpe schiava i cui appartenenti sono tra le persone più libere del mondo.

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Titolo originale: Les pygmees de Carlo
Regia: Radu Mihaileanu
Sceneggiatura: Radu Mihaileanu e Alain Michel Blanc
Fotografia: Jean-Nöel Ferragut
Musica: Béatrice Thiriet e Remy Yambè
Interpreti: Yves Verhoeven (Marc), Stéphane Rideau (Olivier), Beppe Clerici (Carlo), Sonia Rolland (Désiré)
Produzione: Pierre Javaux Productions, Arte France Cinema
Distribuzione: Mikado
Durata: 101'
Origine: Francia, 2002

 

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