The War – Il pianeta delle scimmie, di Matt Reeves

Il volto di Andy Serkis/Cesare diventa il terreno fertile per un discorso estetico che si fa etico: un primo piano affettivo che fa il punto sulla “tecnica” e salvaguarda ogni “emozione”. Spettacolo.

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Non ho iniziato io questa guerra, combatto solo per proteggere il mio popolo, dice il comandante Cesare prefigurando lo scontro definitivo. Sì perché ogni tentativo di sedare il conflitto tra le scimmie sempre più evolute (con tanto di fazioni opposte e “traditori” shakespeariani) e gli umani sempre più regrediti (i fantasmi più oscuri della storia novecentesca balenano qui come ciclico presagio) è un orizzonte definitivamente tramontato. In questo terzo film della saga, allora, si parte direttamente dalla guerra: se L’alba del pianeta delle scimmie rifletteva sulle derive possibili di un (bio)potere ormai privato di ogni etica, con la multinazionale di medicinali che “produce” il virus letale per l’umanità; se Apes Revolution ragionava sulla difficoltà di riconoscere e convivere con l’altro-da-noi in un tempo di fortissimi stravolgimenti sociali ed economici che preludono allo scontro tra culture; in questo terzo capitolo si arriva (o si torna?) all’avventura del cinema americano classico come dispositivo di identificazione con un (anti)eroe e come  ultimo campo di riflessione possibile nel post apocalisse. Quindi si torna innanzitutto ai generi: proprio nel decennio di maggior messa in dubbio del war movie e delle sue coordinate narrative e compositive – chi è il nemico? Dove siamo? Insomma: qual è il teatro delle guerre al terrore post 11 settembre?– qui si inizia subito dal fango e dalla guerriglia, dagli elmetti personalizzati e dalle fazioni palesi, con le referenze immaginarie che assommano David Lean e Stanley Kubrick passando ovviamente per i viet-movies anni ‘70 (Ape-pocalypse Now in testa).

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the war3C’è qualcosa, però, che spariglia le carte in tavola: lo spietato “colonnello” Woody Harrelson penetra nelle linee nemiche per uccidere Cesare, trovando suo figlio e sua moglie in una grotta delle ombre. La morte della famiglia muta Cesare da condottiero e leader spirituale di un popolo a novello Ethan Edwards/John Wayne che lascia il gruppo al suo destino per inseguire i sentieri selvaggi della vendetta personale. E con la soggettività di Cesare muta anche il film da war movie a western: al montaggio serrato e ai dettagli brutali della guerriglia si sostituiscono i campi lunghissimi della frontiera e i tempi dilatati dell’attraversamento del deserto (insieme al piccolo mucchio selvaggio che decide di seguirlo). I riferimenti alla storia filtrata dall’immaginario diventano quindi innumerevoli: i campi di concentramento dove sono confinate le scimmie; un nuovo colonnello Kurz che si trasforma in dittatore amorale; la parabola cristologica di Cesare che diventa un corpo-icona che sopravvive a ogni tortura.

gif critica 2Insomma: Matt Reeves sa cosa vuol dire orchestrare un’esperienza cinematografica totalizzante. Certo si perde a volte in eccessive indulgenze retoriche o in spiegazioni ridondanti degli eventi, ma è tutto funzionale a un’idea di cinema che in questo terzo capitolo abbraccia ancora di più il passato di Hollywood per trovare un possibile futuro a questi personaggi così archetipici. Ecco allora: come fare cinema nel dopo-apocalisse? Il volto del sempre più “centrale” Andy Serkis/Cesare diventa il terreno fertile per un discorso estetico che si fa istantaneamente etico: gli insistiti primi piani affettivi (frutto della strabiliante perfezione tecnica della performance capture targata Weta Digital) tentano “politicamente” di salvaguardare l’attore e le sue emozioni nel nuovo corpo ibridato. Ricostruendo così un contatto preverbale, non mediato, che ci ri-guarda ancora: le scimmie antropomorfe (in CGI) e la bambina umana sopravvissuta (ma priva di linguaggio… proprio come in Logan) configurano un nuovo inizio per l’Odissea dell’umanità nel post 2001. Matt Reeves sta pian piano diventando ciò che il suo amico J. J. Abrams forse ha cessato di essere da tempo: un regista che crede senza riserve nelle nostre emozioni restituendocele come il cuore di un immaginario popolare da ricostruire.

Titolo originale: War for the Planet of the Apes
Regia: Matt Reeves
Interpreti: Andy Serkis, Woody Harrelson, Judy Greer, Steve Zahn, Ty Olsson, Aleks Paunovic, Terry Notary, Sara Canning, Max Lloyd-Jones, Karin Konoval, Alessandro Juliani, Amiah Miller, Gabriel Chavarria, Michael Adamthwaite, Timothy Webber, James Pizzinato, Lauro Chartrand, Rhys Williams, Dean Redman, Charles Wickman
Origine: USA, 2017
Distribuzione: Fox
Durata: 143′

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