TORINO FILM FESTIVAL – Nipponica, e il malessere del crescere

Nella primavera del cinema giapponese si compattano i trentenni alla deriva. Sono film con e sugli adolescenti diretti per lo più da esordienti che narrano dell’approccio dei giovani al mondo adulto. Un approccio destinato alla sconfitta

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Una formidabile combinazione di trasgressioni a buon mercato, occasionali accenti e davanti a tutti gli altri un talento horror come quello di Hideo Nakata. Nipponica riprova a mettere in piedi una delle sezioni festivaliere più invitanti e meno esposte ai media. E per inciso il cinema giapponese è meno spossato di quello hong-konghese zeppo ormai di effetti digitali. Anzi al contrario il Giappone si cimenta con la concezione filosofica della produzione indipendente dalle apparenze bellicose .In più la capitale giapponese è fantomatica in “Tokyo shameless Paradise Good-bye Blues” di Ryuichi Honda. Una città che sciorina apertamente i resti delle allegorie psichedeliche di un’epoca che fu. Con un gruppo Donkey che scimmiotta apertamente il beat dei Monkees, che attraverso le liriche banali e campaniliste delle canzoni parodizza lo yakuza movie.
Hideo Nakata invece fuoriclasse del gruppo grazie al capolavoro “The ring” costruisce con il documentario “Sadistic & masochistic” un’apologia al sentimento della trasgressione erotica che ci invade. Imperniato sul regista Konuma Masaru e attrici come Tami Naomi e Ogawa Sami, artefici del Roman porno consiste in un’ esperienza psicotica dove l’estetizzazione della sessualità al cinema è una presenza costante e minacciosa, mettendo in discussione l’enigmaticità del voyeurismo.
Ancora Masaru e Roman porno in “Hirusagari No joji koto-mandara” dove l’amour fou fra un bancario e una ninfetta pare prefigurare l’attuale filone giapponese delle lolite che umiliano gli uomini maturi.
Ignorato invece da “Departure” di Nakagawa Yosuke che aderisce ai peggiori crismi del giovanilismo in perfetto stile Muccino ossia nevrosi esistenziali da bambino viziato e tipizzazioni di trentenni nella fase liceale. Clichè aggirato sia da Glowing growing di Kei Horie e “The day Toshi was born” di Yoshikawa Hikaru.
In “Glowing, growing” la disperazione dei giovani sbandati è una dimostrazione plateale del malssere provinciale. Mentre The day “Toshi was born” è un nuovo modo di essere dell’adolescenza: la varietà degli stati emozionali segue autonomamente un realismo che scivola nell’assurdo. Tuttala vita è duplicata su più piste con diversi colori d’intonazione. Accetta di più le regole del gioco “Blue spring” di Toyoda Toshiaki dalla psicologia profonda con tendenze allo junghismo con liceali che hanno la spregiudicatezza di sfidarsi sul tetto, mostrando la perdita dell’identità nella generazione X. E Nipponica questa identità si sforza di rintracciarla.

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