Un giorno di pioggia a New York, di Woody Allen

Un viaggio nel tempo nel cinema di Woody Allen magico e malinconico, pieno delle trovate del suo cinema migliore. Ancora un atto d’amore (e sesso) per New York, con la stessa intensità di Manhattan

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Forse è un malinconico ma anche febbrile viaggio nel tempo. Gatsby potrebbe essere la reincarnazione di molti personaggi portati sullo schermo dallo stesso Woody Allen. Con tic e nevrosi simili. Ma soprattutto, appartenente a un’altra epoca. Se in Midnight in Paris riprendono magnificamente forma gli anni ’20 durante una camminata nella notte, in Un giorno di pioggia a New York il protagonista guarda New York di oggi come se si trovasse nel futuro più lontano. Forse agli occhi di Gatsby la metropoli sembra una città fantasy. Potrebbe arrivare direttamente dal 1922, anno in cui è ambientato il romanzo di Francis Scott Fitzgerald. E la vede anche luccicante, piena di riflessi, moderna anche in un giorno di pioggia. Dove la fotografia di Storaro sembra generare quelle illusioni (di una dimensione temporale astratta, del cinema stesso) che avevano già caratterizzato il precedente La ruota delle meraviglie. Gli ultimi due film di Woody Allen hanno una magia insconscia: sognano mentre raccontano. Forse è ‘il grande sonno’ di un cineasta che nei suoi film prolunga ora, senza freni, tutte le sue proiezioni oniriche. Una di queste è proprio il piano di due fidanzatini del college, Gatsby (Timothée Chalamet) ed Ashleigh (Elle Fanning) che va in fumo appena mettono piede a New York. Lui, nato proprio nella Grande Mela, vorrebbe farle conoscere i suoi luighi preferiti. Lei però deve intervistare a Manhattan Roland Pollard (Liev Schreiber), il suo regista preferito. Da quel momento le loro strade si separano. E si imbattono in una serie di incontri bizzarri e avventurosi. Anche le forme del desiderio di Un giorno di pioggia a New York sono interminabili. Diventano il cuore del film e della vita dei protagonisti. E Woody Allen ne fa vedere tutte le possibili variazioni. Tutte le infinite possibilità. C’è la pioggia, la leggerezza. Singing in the Rain. Quasi un musical. Ancora Parigi. Un flash dalla Senna illuminata di Tutti dicono I Love You. In realtà Un giorno di pioggia a New York fa i conti con gran parte del cinema di Woody Allen. Il desiderio è quello di continuare a girare, a raccontare, di tenere il set del proprio cinema e della propria vita sempre aperto. Dove forse si rintraccia anche non tanto l’amarezza ma un disincanto tra quello che viene mostrato e quello che si crede di vedere. L’ipocrisia di Hollywood dopo le accuse di violenza sessuale sembra essere mostrata attraverso le immagini di un regista depresso, uno sceneggiatore ossessionato dal tradimento della moglie, un attore che seduce e abbandona. Dove non c’è più il divertimento, il gioco. La follia del regista cieco di Hollywood Ending diventa qui invece un volontario ‘non guardare’. Solo attraversare in superficie. Èsolo un universo appassito davanti agli occhi sognanti di Ashleigh. Che pensa di trovarsi in un mondo parallelo. Come Dorothy in Il mago di Oz.

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Probabilmente la grandezza di Un giorno di pioggia a New York è proprio nella continua ipnosi di trovarsi nel passato. In un’altra New York. In un altro cinema. In dialoghi che potrebbero essere ripresi da un film di Woody Allen degli anni ’70 come “cosa c’è di sexy nella perdita di memoria a breve termine”. In scene che si stanno recitando come quella del bacio in una macchina per un film che sta girando un vecchio amico di Gatsby e dove, non a caso, inizia a piovere. Nelle citazioni-omaggio di Renoir, De Sica e Kurosawa e Le catene della colpa. E c’è l’innocenza di due personaggi felliniani. Forse Un giorno di pioggia a New York è l’omaggio dichiarato di Allen, quasi una sorta di remake del cuore di Lo sceicco bianco. Ashleigh si allontana dal suo compagno come Wanda. Il regista per cui stravede è come il divo dei fotoromanzi della protagonista di Fellini. Ma entra in gioco ancora New York. Quarant’anni dopo Manhattan. Da Gordon Willis a Vittorio Storaro. Le luci, le strade, gli umori, i sogni di New York gli appartengono totalmente. Pieno di slanci come quello di Gatsby che si siede al piano e canta Everything Happens to Me. O trovate come quella del singhiozzo della protagonista, della terribile risata della fidanzata del fratello. O ancora, momenti rivelatori. Il faccia a faccia di Gatsby con la madre è straordinario per precisione e potenza. Come un colpo dritto in pieno volto durante un incontro di boxe. Un romanticismo perduto. I fantasmi della memoria. Ancora il godimento totale di un cineasta che filma la sua metropoli e la ama ancora alla follia durante una travolgente e indimenticabile notte di sesso.

 

Titolo originale: A Rainy Day in New York
Regia: Woody Allen
Interpreti: Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna, Liev Schreiber, Cherry Jones
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 92′
Origine: USA, 2019

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.29 (35 voti)
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