VENEZIA 62 – Liev Schreiber, l'Europa, la memoria

Accattivante, disponibile, umile, in conferenza stampa Schreiber porta una ventata di freschezza e di amore per il cinema. Kusturica e Mikhalkov le influenze dichiarate.

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Ci tiene alle proprie radici europee, questo californiano appartenente alla schiera di attori passati dietro alla camera e visti spesso quest'anno a Venezia. In conferenza stampa Schreiber si dimostra molto disponibile a raccontare la genesi del suo primo film; non si risparmia ad esporre particolari della sua vita privata e della sua infanzia, determinanti per la sua vita artistica, rendendo così il profilo di un personaggio accattivante, vicino alla platea, desideroso di coinvolgerla nella sua nuova avventura cinematografica. Ha impregnato Everything is illuminated di memorie e di un curioso senso dell'umorismo, eredità di un padre attore di teatro e di cinema, che amava coinvolgerlo in curiose scenette familiari dall'ironia surreale.
Schreiber vive degli "orizzonti" che danno il titolo alla sezione del Festival in cui il film è stato presentato; basterebbe il racconto della storia della sequenza dei girasoli – con il sole a comandare  come un direttore d'orchestra – per far innamorare chiunque del cinema e della magia di inseguire la natura per poterla fermare sulla pellicola. Sentimentale, sognatore, idealista, Schreiber racconta come tutto il suo film abbia a che fare con la famiglia e con il passato; "Un passato che si immagina con amore ha altrettanto valore di un passato che si ricorda con accuratezza": questo, per il suo autore, è il filo conduttore del film. Un'opera prima che, ammette, è stata molto influenzata dall'esempio di registi dell'Est europeo, Kusturica e Mikhalkov in testa, oltre che dalla musica di quelle zone del mondo: nel complesso, è tutto il cinema di quella parte d'Europa, a detta di Schreiber, ad averlo suggestionato, in virtù "della sua narrativa molto simile al cinema indipendente americano, più flessibile e dalla maggior profondità".
Lo sguardo nostalgico, i richiami ad origini migratorie di provenienza est-europea, il messaggio di tolleranza – in perfetto allineamento con le intenzioni dichiarate dagli organizzatori del Festival in occasione della serata di apertura – che il suo film veicola, fanno di Schreiber il portavoce di una freschezza, un'umiltà ed una tenerezza inusuali in contesti festivalieri come quello veneziano: il confronto con personaggi dall'ego XXL come Russell Crowe è un passaggio obbligato.

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