Wonka, di Paul King

Straordinario prequel che sembra una creazione dolciaria del geniale Willy: una mistura perfetta di fiaba, ottimismo, musical, strambi personaggi e una sana dose di follia. Una cioco-rivelazione

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La lunghissima storia degli adattamenti di Roald Dahl sullo schermo, destinata ad aumentare esponenzialmente dopo l’acquisto da parte di Netflix della Roald Dahl Story Company nel 2021 (ma finora con risultati alquanto smorti), con Wonka, di Paul King segna un punto di ritorno difficilmente eguagliabile nel breve periodo. Il prequel incentrato sul proprietario della più celebre fabbrica di cioccolato – non ce ne voglia la famiglia Ferrero – è infatti un inaspettato colpo di fulmine, capace di accostarsi con grazia al già straordinario materiale di partenza senza snaturarlo.

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Willy Wonka (un Timothée Chalamet che dona un giusto tocco glamour ad un personaggio che costeggia da sempre il kitsch ed il camp) è un ragazzo che dopo sette anni di perfezionamento in giro per i sette mari approda in città deciso a realizzare il suo sogno: aprire un negozio di cioccolato nella Galleria Gourmet, il crocevia in cui i tre più bravi cioccolatieri vendono ai clienti di tutti il mondo le loro dolcissime creazioni. Ma anche dietro a questo commercio zuccheroso si cela il veleno del capitalismo: i tre proprietari non sono in concorrenza tra loro ed hanno anzi creato un cartello che con metodi criminali spegne sul nascere l’iniziativa di Willy. L’improvvido ragazzo, fidandosi troppo delle persone, finisce inoltre vittima del raggiro perpetrato dalla locandiera/lavanderia signora Scrubbit (Olivia Colman, comprimaria di lusso in un ruolo molto divertente) che lo segrega dentro al suo negozio insieme a Noodles (Calah Lane), orfana che nasconde inconsapevolmente un segreto legato al monopolio dei derivati dal cacao. Dopo aver condiviso le sfortune con gli altri reclusi della lavanderia, i due giovani uniranno le forze per realizzare allora i propri sogni e dare, en passant, una severa lezione al corrotto Padre Julius (Rowan Atkinson) e ai suoi 500 monaci cioccolatosi.

Se nel 2017 avevamo guardato al successo di Paddington 2 come ad una innocua bolla web che aveva consentito al lungometraggio incentrato sull’orsetto parlante di scalzare per qualche tempo anche Citizen Kane dai film col più alto punteggio su Rotten Tomatoes – ma The Guardian continua a ritenerlo giustamente come uno dei film più importanti del XXI secolo – Wonka proietta definitivamente il nome di Paul King tra i registi di punta dell’intrattenimento mondiale.

Il racconto delle avventure giovanili del personaggio interpretato in precedenza da Gene Wilder e Johnny Depp trova infatti la sua quadra insistendo con sicurezza e misura proprio su quegli elementi che minacciavano di farne un rumoroso flop. A partire dal fatto che il film è per larga parte un musical classico che omaggia i numeri alla Broadway e le scatenate coreografie di genere piene di inventiva che, in un mondo dichiaratamente bislacco e glicemico come quello di Dahl, attendono solo di galoppare a briglia sciolta. Le canzoni di Neil Hannon, invero, sono dimenticabili ma hanno il merito di far scoprire un altro degli innumerevoli talenti di Chalamet che canta e balla da divo consumato e da perfetto gentleman inglese mostra sì di essere uno spiantato ma di avere allo stesso tempo un cuore d’oro (quasi quanto il biglietto che lo contraddistinguerà nelle avventure che molto probabilmente seguiranno a questa). King racconta difatti una fiaba per bambini rinunciando a dare gli usuali buffetti cinematografici agli adulti che li accompagnano: niente riferimenti meta, né citazioni nostalgiche tanto che l’umpa lumpa interpretato da Hugh Grant ha lo screentime ridotto di un aiutante/rivale magico che entra in scena solo nella seconda parte del film. L’assenza di love interest per un giovane uomo che si definisce “una sorta di mago, inventore e cioccolatiere“, tanto appassionato di leccornie quanto innocente dal punto di vista sessuale – lontanissimo quindi dalla matura malizia di Wilder! – è giustificata dalla ricchezza caratteriale del personaggio, così esuberante e concentrato sul proprio ruolo di dispensatore di bontà da ammaliare la piccola Noodles senza aver bisogno di farlo eroticamente. Perché quando sei un ancora puro Willy Wonka per far librare il cuore di qualcuno ti basta solo un Volacioc e nient’altro.

Titolo originale: id.
Regia: Paul King
Interpreti: Timothée Chalamet, Olivia Colman, Sally Hawkins, Rowan Atkinson, Mathew Baynton, Paterson Joseph, Jim Carter, Keegan Michael Key, Matt Lucas, Natasha Rothwell, Tom Davis, Kobna Holdbrook-Smith, Rakhee Thakrar, Calah Lane, Hugh Grant
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Durata: 116′
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
Sending
Il voto dei lettori
3.43 (7 voti)
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