TORINO 21 – Elegia Moscovita – I luoghi di Andrej Tarkovskij

Sokurov sembra sollevare il velo che copre gli accessi oscuri alla vita artistica del regista, guarda le sue cose e le stanze dove ha vissuto, filmando la scarna essenzialità e la loro decadenza, scandaglia il viso di Tarkovskij e ce lo racconta al lavoro raccogliendo i filmati che lo vedono sul set di Sacrificio, felice e disponibile, pronto all'i

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Forse non c'era necessità di questo film per conoscere la il genio di Tarkovskij, forse non c'era necessità di quest'opera per conoscere la biografia del regista russo, ma c'è la necessità di questo film perché l'anima di Tarkovskij parlasse alla nostra attraverso le immagini di Sokurov.

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Il film è del 1987 e Sokurov non gira una biografia («Non volevo parlare di tutti gli aspetti della vita di Tarkovskij, ma solo di ciò che egli ha lasciato nel proprio paese e del lavoro che ha svolto in tutti questi anni in Occidente»), ma una vera e propria elegia che è qualcosa di più lirico e al contempo privo di qualsiasi componente melodrammatica. Sokurov ripercorre i sentieri segreti dello spirito artistico del grande regista, ne accompagna il ricordo profondo visitando i luoghi delle sue residenze, raccontandoci soprattutto l'arte che era in grado di produrre. Nostalgia e Sacrificio su tutti, senza dimenticare Lo specchio che costituisce forse l'opera più misteriosa e sofferta di Tarkovskij sono i film che compaiono per ricomporre un difficile mosaico. Sokurov sembra volere sollevare il velo che copre gli accessi oscuri alla vita artistica del regista, guarda le sue cose e le stanze dove ha vissuto, filmando la scarna essenzialità e la loro decadenza, scandaglia il viso di Tarkovskij e ce lo racconta al lavoro raccogliendo i filmati che lo vedono sul set di Sacrificio, felice e disponibile, pronto all'ironia nonostante il male che minacciava già la sua salute. 


Sokurov imprime alle immagini un significato sempre profondissimo, tanto che si ha la certezza che nessuno dei lenti e ritmati piani sequenza possa essere di troppo, misurando il tempo della ripresa con quello della voce fuori campo che lenta e metodica ne sigilla l'impressione finale attraverso una tensione inesausta verso la bellezza compositiva. I suoi piani sequenza diventano davvero lo specchio chiaro della riflessione, del tempo lasciato allo spettatore per entrare nel mondo segreto di Tarkovskij e in quello elegiaco di Sokurov.

 


Regia, soggetto, sceneggiatura: Aleksandr Sokurov
Fotografia: A. Burov, A. Najdënov
Montaggio: L. Feiginova, T. Belousova, A. Žichareva, L. Semënova, L. Volkova
Suono: V. Persov, A. Pugaèev, M. Podtakuj
Interpreti: Andrej Tarkovskij, Tonino Guerra
Produzione: LSDF

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