SPECIALE MILLION DOLLAR BABY – "Scia d'amore"

Dopo le gelide volute di “Mistic River”, l'animo si scioglie alle calde lacrime che rigano il volto e alla dolcezza di un bacio che non dimenticheremo più. Qui non c'è bisogno di capire, tutto ciò che si conosce, lo si conosce per amore, e chi non sa amare è condannato ad una caduta senza fine. Quello di Eastwood è vero cinema, anzi vera poesia.

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L'anima amante. Finalmente un film riconciliante con la vita, l'amore, il cinema, l'arte, Dio, l'uomo, i padri tanto (poco) amati. Una riconciliazione così non ci capitava dai tempi di Love streams di John Cassavetes. Si, perché il nuovo film di Clint Eastwood è una scia d'amore. Un film doloroso e dolente, da difendere come la delicata innocenza dell'amata Maggie. Se è vero che l'amore conferisce innocenza, qui l'innocenza è riflessa dalla singolare generalità di un corpo completamente esposto e senza ripari ai colpi della vita. Quello di Frank è un corpo infisso e affaticato, piagato dal dolore e piegato dall'età. Il corpo di un padre dal quale è lontano il seme della propria genitura. Un padre comprensivo e protettivo, che sa del sacrificio dei figli e ne soffre dovendone sopportare/supportare il dolore. Ancora un padre, ancora un figlio, noi come padri e come figli. Lo ricorderete era il 1975 e il film l'opera prima di Michael Cimino, Una calibro venti per lo specialista, anche lì un padre putativo (lo stesso Eastwood) che nonostante i suoi sforzi non riusciva a proteggere il giovane amico/figlio (Jeff Bridges), un film in cui lo straziante finale (ci) restituisce ogni volta – ad ogni visione – alla vita, perché il valore della morte sta nell'autenticità dell'aver vissuto. E come dimenticare Red Stavoll, in Honkytonk Man, la malattia che lentamente e dolorosamente lo sottrae alla vita, e il giovanissimo Whit, ancora un figlio in cui riporre le proprie speranze. L'innocenza e l'amore per i figli ritorneranno in Un mondo perfetto, dove si incrociano le storie di padri che hanno tradito e consegnato al mondo i propri figli per scoprire di amarli ancora di più; anche qui una traccia scrittoria accompagna il tentativo di riallacciare le tramate smagliature del vivere; se in Million Dollar Baby Frank scrive costantemente alla figlia assente, in Un mondo perfetto l'unica cosa che Butch Hynes/Kevin Costner conserva del padre è una cartolina, con la quale quest'ultimo lo aveva invitato a raggiungerlo, a ricongiungersi a lui. Ciò che amiamo di più in Eastwood è l'interesse per il processo della vita, così come lo vede l'uomo che dalla propria mortalità ricava la sola prospettiva in cui avere fiducia. In Million Dollar Baby l'atto del guardare diventa per Eastwood una forma di preghiera, un modo di avvicinare l'assoluto, pur senza mai riuscire ad afferrarlo. Un film di una solenne ieraticità in cui non c'è nessuna concessione genuflettente alla farisaica moralità puritana del cinema americano di oggi. Un film che ha l'incedere lento, recitativo e drammatico di un'intima confessione… Come il respiro inesauribile di un sussurro… Meggie inizia il suo percorso iniziatico (alla boxe) all'età di trentun'anni e il suo sacrificio si compie quando ne ha trentatré, un sacrificio che trova compiutezza nell'atto estremo che lo stesso Frank è chiamato ad (as)solvere; la parola in gaelico scritta dietro l'accappatoio, che Frank regala a Maggie per il suo primo incontro nella categoria dei pugili professionisti, significa letteralmente "mio sangue" (ad indicare la provenienza del figlio dal padre); in ospedale, all'animo affranto di Maggie, costretta all'infermità (legata come il corpo del Cristo/uomo flagellato), Frank legge i versi di una bellissima poesia di W. B. Yates, un invito alla resurrezione che sottende ad una vera e propria transustanziazione a venire… E lo stupendo finale, magnificamente sospeso nell'attesa di una parusia dei corpi. Dopo le gelide volute di Mistic river, l'animo si scioglie alle calde lacrime che rigano il volto e alla dolcezza di un bacio che non dimenticheremo più. Qui non c'è bisogno di capire, tutto ciò che si conosce, lo si conosce per amore, e chi non sa amare è condannato ad una caduta senza fine. Quello di Eastwood è (un) vero (atto d'amore per il) cinema, anzi più che cinema è vera poesia.SPECIALE – Million Dollar Baby

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