"Saint ange", di Pascal Laugier
Ciò che colpisce di “Saint Ange” è la voglia irrefrenabile di riscoprire le radici di un horror tutto europeo e transalpino, un cinema lontanissimo dall'estetica hollywoodiana.
Ecco una bella storia di terrore che non sfigurerebbe ai bordi di qualche falò, pronta per essere raccontata in un campeggio estivo o fra le stanze di una villa di campagna abbandonata: una notte attraversata da lampi impetuosi e pioggia battente, una giovane ragazza incinta assunta in un oscuro e desolato orfanotrofio della provincia francese; e poi voci, apparizioni, bisbigli e un terrore soffuso che avvolgono l'occhio e l'orecchio dello spettatore. Sono questi gli ingredienti "classici" che condiscono Saint Ange, horror claustrofobico e labirintico diretto dal quasi esordiente (almeno nel lungometraggio) Pascal Laugier e prodotto da Christophe Gans, regista del magnifico Il patto dei lupi; brividi che richiamano un cinema antico e dimenticato, visioni che scivolano via veloci sulla pelle alimentate da un "fuori campo" che svela e nasconde, poi mostra per subito ritrarsi precipitando verso un finale "aperto" e metafisico che preferiamo non svelare al lettore.
Certo, molte suggestioni di questo puzzle percettivo rimandano alle atmosfere del capolavoro "invisibile" di Guillermo Del Toro El Espinazo del Diablo, senza naturalmente i detour buñueliani e le ossessioni visive del regista messicano; magari alcuni passaggi narrativi appaiono un po' scontati e poco originali (soprattutto se confrontati con la nuova onda del cinema horror asiatico…); oppure qualche sequenza chiave avrebbe meritato una maggiore attenzione stilistica (anche se il 'bianco' accecante che abbraccia gli spazi è un'ottima invenzione scenica…). Ma ciò che colpisce di Saint Ange è la voglia irrefrenabile di riscoprire le radici di un horror tutto europeo e transalpino – i riferimenti vanno dalla tensione dei film di Clouzot alla morbosità di Franju fino a rovistare fra gli antri del Belfagor televisivo… -, un cinema lontanissimo dall'estetica hollywoodiana e decisamente più vicino, soprattutto nella seconda parte, ad alcune derive fulciane. In quest'ottica Saint Ange è un film importante, un'opera che può segnare una tappa importante verso la conquista di rappresentazioni e scenari filmici sospesi fra i meccanismi del "genere" e le contaminazioni di un'autorialità finalmente alla ricerca di nuove forme visive.
Titolo originale: Id.
Regista: Pascal Laugier
Interpreti: Virginie Ledoyen, Lou Doilloin, Katherina McColl, Dorina Lazar, Virginie Darmon
distribuzione: CDI
durata: 98 min
Origine: Francia 2004