"Premonition", di Mennan Yapo

Dietro le mentite spoglie dell’horror, si nasconde un’altra riflessione sullo sguardo: sovrastruttura ormai obbligata per quei thriller che non se la sentono di essere “soltanto” dei thriller. La solita speculazione metacinemaotgrafica, che però ormai vola basso. E dire che sono passati tre anni da Gothika. Otto, da quel primo sestosenso di Shyamalan.

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Dietro le mentite spoglie dell’horror, riecco spuntare quella che sta ormai diventando una cifra velleitaria del genere, la sovrastruttura obbligata per thriller che non si accontentano di essere soltanto dei thriller: un’altra riflessione sullo sguardo.
Il film di Yapo, com'è evidente, porta le stimmate dell'abusata riflessione sul rapporto tra realtà e visione fin dentro al titolo.
Premonition sembra infatti anticipare e definire da subito il nodo centrale di una pellicola platealmente costruita – fuor di fiction – su una delega esplicita effettuata dal narratore a favore della protagonista, sul passaggio del suo potere di pre-vedere e di ri-condurre
il caos della visione alla realtà del film.
E' così che l'ottima Sandra Bullock, da terrorizzata madre-veggente, si trasforma indirettamente in autentica regista del film, in artefice non soltanto delle sue ma delle nostre
visioni, ritrovandosi a selezionare e disporre le immagini della morte del marito, a gestirne il tempo, la presenza, l'ordine.
Almeno fino alla sequenza finale in cui Yapo, con una buona mossa, le strappa nuovamente le redini di mano, imponendo definitivamente il
proprio sguardo ed il proprio
Cinema.
Ma aldilà delle debolezze di una sceneggiatura che alle volte sembra drammaticamente smarrire la propria identità – salvo poi provare disperatamente a recuperare con un po' di sangue e alcune “caricatissime” apparizioni – ciò che colpisce ed esaspera, in questo tipo di film, è la totale immobilità di una speculazione che ormai vola basso, l’attuale debolezza di un un'idea di Cinema che si limita a giochicchiare pigramente e pretenziosamente con i soliti tre o quattro assunti di partenza, guardandosi poi bene dal rilanciarli, approfondirli, rielaborarli.
E dire che ormai sono passati tre anni da
Gothika, il sottovalutato ma – quello si – acuto saggio kassovitziano. Otto, da quel primo sestosenso
di Shyamalan.
E se in quei due casi la riflessione autoreferenziale – di fatto – nutriva, strutturava e giustificava dall'interno la consistenza-thriller del narrato, in
Premonition l'impalcatura di genere e le promesse di suspence
vanno presto a gambe all'aria, lasciando spazio ad una scontata riflessione sull'atto e le conseguenze del vedere e ad una scialba vicenda di macabre premonizioni familiari. Che poi sarebbe già poco per un thriller. Figurarsi per una trattato sullo sguardo.

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Titolo originale: id.

Regia: Mennan Yapo
Interpreti: Sandra Bullock, Julian McMahon, Nia Long, Kate Nelligan
Distribuzione: Eagle Pictures 
Durata: 110’
Origine: Usa, 2007

 

 

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