"Black House", di Shin Terra

black houseSin dal titolo, il film di Shin Terra richiama ad un luogo archetipico di ogni favola gotica. in Black House, è un modesto assicuratore di Seul a finire nell'antro dell'orco, cercando di difendere i suoi valori e i suoi affetti borghesi da una lucida follia omicida. Peccato che l'associazione simbolica venga resa in modo sin troppo scoperto, togliendo all'horror coreano il fascino solo abbozzato di una lotta interiore contro i propri traumi e i propri demoni.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Il novello assicuratore Jun Juno ci mette poco per capire che non ha scelto il lavoro più adatto per lui. Uno dei comandamenti della sua professione è quello di non rivelare dettagli della propria vita privata, e in un mondo come quello di Black House è un errore che può portare la sua vita di modesto travet di Seul dritta nel luogo simbolo di ogni horror, nell’archetipo di ogni favola gotica: l’antro dell’orco, la cantina buia della casa nera del titolo.
La colpa di Jun Juno è infatti quella di provare sentimenti in un contesto in cui nessuno ne prova: dovrebbe essere cinico come i suoi colleghi, e invece mostra sensazioni di umana compassione verso i suoi clienti, che utilizzano la sua debolezza per truffarlo. Proprio il suo trauma originario – ha visto il fratellino suicidarsi sotto i suoi occhi, e se ne è sempre sentito responsabile – lo attira nelle mire di una famiglia di psicopatici che al piacere malsano dell’assassinio associano anche il rendiconto economico di incassare i premi dell’assicurazione. Tratto da un romanzo di Yusuke Kishi già portato sullo schermo nel 1999 dal giapponese Yoshimitsu Morita, il film di Shin Terra ha il pregio di scivolare lentamente dai toni di una detection sanguinolenta in un limbo di irrealtà in cui il mondo borghese di Jun Juno si scontra con una follia a prima vista senza senso: nel momento in cui il colpo di scena dell’investigazione viene svelato – assai presto e in modo volontario – il film si trasforma in una lotta senza quartiere in cui il protagonista deve tentare di sottrarre i suoi valori e i suoi affetti alle sin troppo lucide manie omicide di un avversario che segue una logica votata alla distruzione delle sue certezze.
La regia straniante, fatta di lunghe inquadrature e di interni freddi, è adeguata alla costruzione psicologica del personaggio, è coerente ad un horror d’atmosfera, e contribuisce a rendere ancora più onirica la discesa inevitabile nella tana del mostro. Il difetto poggia semmai in un’eccessiva lunghezza, nella reiterazione dei finali, e in situazioni che più che muovere l’azione creano le condizioni necessarie a soddisfare il compiacimento nella messa in scena degli omicidi: sequenze non giustificate dall’ambizione di mischiare le carte nello spettatore, poco familiari alle sottigliezze di un horror mentale, e catalogabili per lo più nell’ambito delle concessioni al genere.

E’ un peccato che l’eccessiva verbosità dell’antagonista tolga il fascino dell’associazione, e che il recupero finale – Jun Juno non si libererà mai dei suoi fantasmi e dei suoi demoni interiori – arrivi tardivo e logorato nelle sue originali intenzioni.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Titolo originale: Geomeun jip
Regia: Shin Terra
Interpreti: Hwang Jeong-min, Kang Shin-il, Yu Sun, Seung Mok Yoo, In-gi Jung
Distribuzione: Ripley's Film
Durata: 104'

Origine: Corea del Sud, 2007

 

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array