"Amore che vieni, amore che vai", di Daniele Costantini
Il film è la storia si tre uomini che cercano di dare una svolta alla propria esistenza, ma prima di tutto questo è il simbolo dell'amore fugace, delle passioni passeggere. Su tutto questo la strada, una strada che Costantini prende direttamente dalle canzoni di De Andrè, rischiando però di lasciare fuori i suoi protagonisti
Tre storie che si sfiorano per formarne una unica, per poi dividersi nuovamente; la strada a fare da protagonista e in questo caso gli stretti caruggi di Genova: si parte dai vicoli e si termina nei vicoli
In questi angusti passaggi “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” si svolge la storia di tre uomini, Bernard (Massimo Popolizio) contrabbandiere dai modi decisi, Carlo (Fausto Paravidino) giovane “pappone” ingenuo ed imbranato e Salvatore (Filippo Nigro), taciturno pastore sardo uscito da poco di prigione.
Insieme decidono di mettere a posto la loro vita organizzando un “colpo”, ma per nessuno dei tre andrà bene.
Ispirandosi oltre che al romanzo Un destino ridicolo di Fabrizio De Andrè e Alessandro Gennari, alle canzoni del cantautore ligure, Costantini riesce a rendere protagonista soprattutto l’intricato labirinto dei vicoli genovesi, in cui un grande numero di persone vive senza sapere dell’esistenza dell’altro, in cui è così facile incontrarsi ma al contempo perdersi. Amore che vieni amore che vai è la storia di tre uomini che cercano di dare una svolta alla propria esistenza, ma prima di tutto questo è il simbolo dell’amore fugace, delle passioni passeggere: di fianco ai protagonisti ci sono le donne, soprattutto prostitute, a volte figure materne (ed è evidente la simmetria dei personaggi della madre di Carlo e di Luciana, donna di strada che nutre un affetto materno per il ragazzo) a volte semplici amori di una notte, “passanti” – come la stupenda canzone omonima di De Andrè – di cui ci si innamora almeno fino al passaggio di un’altra donna.
Su tutto questo la strada, non “la cattiva strada”, una strada neutra che è l’unico modo per avere un rapporto, per incontrarsi o scontrarsi, come era un tempo, prima del cellulare o di internet
Costantini è perfetto nel suggerire la casualità di questi rapporti, la loro contemporanea forza e levità il loro carattere quasi anacronistico – soprattutto se rapportato ad oggi – e se da una parte e ben ispirato dal mondo cantato e raccontato di De Andrè, dall’altra rischia di dimenticarsi dei suoi protagonisti, tanto da renderli macchiette, personaggi dalla personalità troppo granitica, cristallizzata, senza alcuna possibilità di mutarsi o di maturare.
Regia: Daniele Costantini
Interpreti: Fausto Paravidino, Filippo Nigro, Massimo Popolizio, Donatella Finocchiaro, Tosca D’Aquino
Distribuzione: Istituto Luce
Durata:
Origine: Italia 2008