"Coco avant Chanel – L'amore prima del mito", di Anne Fontaine

audrey tatou in coco avant chanel

Eroina antiromantica e in anticipo sui tempi, la giovane Coco è soprattutto una ragazza perennemente fuori posto. Anne Fontaine celebra la nascita della sua sensibilità rivoluzionaria in un biopic freddo ed elegante, ben servita da una Audrey Tautou che non si limita a speculare sul divismo.

 

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La storia di Coco inizia come quella di un’eroina letteraria dell’Ottocento: abbandonata da bambina viene dal padre in un istituto religioso insieme alla sorella, ogni domenica attenderà invano la visita del genitore, mentre le bambine “bene” si ricongiungono felici alle rispettive famiglie. Quando la ritroviamo ventenne a esibirsi come cantante in modesti locali, Coco quei romanzi li legge ma è già disillusa: sa che la vita è altra cosa. E il suo destino infatti è quello di un’eroina antiromantica per eccellenza, un percorso rovesciato dove non è lei a salire le scale dell’alta società (il sogno retrivo della sorella perenne amante di un barone che non può sposarla), ma sarà piuttosto quest’ultima a “scendere” verso il suo stile e il suo mondo. Uno stile e un mondo che sembrano venire dal futuro per spazzare via l’ancient régime di un mondo femminile limitato, avvinto nelle guaine di corsetti strettissimi che impediscono il movimento e l’evoluzione sociale della donna.
In quanto proto-femminista Coco accetta numerosi compromessi con le convenzioni del suo tempo, come quello di divenire l’amante di un ricco ufficiale donnaiolo impenitente, che prima la nasconde al bel mondo accentuandone la diversità di classe, e poi la coinvolge negli svaghi di un’aristocrazia decadente che gioca a nascondino (e la servitù in cucina: qualche inevitabile risonanza con La grande illusione). La regista  Anne Fontaine cerca di scansare il rischio agiografico attribuendo la rivoluzione di Coco non tanto a un carattere indomito o a una consapevole ribellione, quanto a un’insofferenza, un essere sempre fuori posto, per vissuto personale e per vocazione. Questo essere fuori posto è anche l’indicazione di regia più efficace all’interno di uno stile visivo elegante ma privo di guizzi di genio (e quindi solo in parte omologo allo stile Chanel). Ne è l’esempio migliore il campo lungo in cui Coco ammira il mare per la prima volta, col suo vestito grigio che cade dritto lungo i fianchi, mentre attorno a lei sciamano gioielli, ombrellini e gonfie gonne rococò che la collocano in un secolo diverso dal suo.
In quanto storia di Coco prima di essere Chanel (secondo il titolo francese), il film racconta il mito fondatore di una sensibilità, di un istinto indipendente che si orienta verso ciò che è pratico, sobrio, androgino. Dove è meno efficace è invece nel raccontare l’amore prima del mito (secondo il titolo italiano): la sua storia con l’affascinante inglese "Boy" Capel segue un binario prevedibile che deraglia pericolosamente verso il televisivo. Il romanticismo non è il destino di Coco, e a questo si adatta persino il viso dolce di Audrey Tautou, che la Fontaine riesce a rendere rendere spigoloso e moderno come non lo è stato mai.

Titolo originale: Coco avant Chanel
Regia: Anne Fontaine
Interpreti: Audrey Tautou, Benoît Poelvoorde, Alessandro Nivola, Emmanuelle Devos, Marie Gillain
Distribuzione: Warner Bros
Durata: 110'
Origine: Francia, 2009
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