"S. Darko", di Chris Fisher

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Il seguito di Donnie Darko è una furba operazione commerciale che si limita a riproporre le stesse situazioni del film di Richard Kelly, senza però possederne la stessa visionarietà e poesia. Nonostante le scarse qualità artistiche, comunque, in alcuni momenti S. Darko riesce a colpire per come mette in scena la paura della morte da parte dei suoi giovani protagonisti: peccato – appunto – che siano solo momenti

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s.darkoIl seguito del popolare Donnie Darko ottiene da noi l’onore della sala, mentre negli Stati Uniti ha esordito direttamente in dvd: un trattamento opposto al film di Richard Kelly, giunto in Italia con tre anni di ritardo (durante i quali si era man mano guadagnato lo statuto di cult) e solamente dopo la proiezione del director’s cut alla Mostra del Cinema di Venezia; misteri tutti italiani che ormai non riescono a stupire più nessuno, così come – si spera – nessuno si stupirà nel constatare il fallimento artistico di un sequel del quale davvero non se ne sentiva il bisogno. S. Darko è infatti una modestissima operazione commerciale volta a saccheggiare esplicitamente l’inventiva del prototipo, tanto in alcune trovate visive (le accelerazioni e i ralenti che si alternano nella sequenza della festa, le visioni premonitrici dell’Apocalisse) quanto nell’impianto narrativo (qua abbiamo un meteorite al posto del motore di un aereo, ma la sostanza non cambia): ovviamente, chi ben si ricorda in cosa consisteva la fine del mondo per Donnie Darko, non avrà problemi a sciogliere l’enigma dell’intreccio già dopo pochi minuti. Ambientato nel 1995, S. Darko vede come protagonista Sam, sorella di Donnie appena bambina nel primo film, in fuga per le strade d’America in compagnia di un’amica: un guasto al motore dell’automobile le costringerà ad una sosta forzata in una piccola città sperduta nel deserto, funestata dalla scomparsa di alcuni giovani e popolata di reduci di guerra tormentati da incubi e di oscuri individui che forse non sono ciò che sembrano. Una sorta di remake quindi, confuso nella progressione narrativa e appesantito da personaggi puramente decorativi che non riescono mai a entrare nella memoria: eppure, nonostante rimanga un prodotto decisamente mediocre, va dato atto a S. Darko di rappresentare la paura della morte in maniera sorprendentemente esplicita ed insolita per un film dal target simile. Viene quasi in mente il primo Phantasm di Don Coscarelli, con i suoi protagonisti, adolescenti o poco più, che si scoprono fragili e vulnerabili dinanzi alla paura più antica dell’uomo: anche i protagonisti di S. Darko sono giovani, prestanti e di bell’aspetto che dichiarano apertamente la propria rassegnazione (più che il loro terrore) al pensiero di dover morire, con una malinconia che la loro giovane età in alcuni brevi istanti rende il tutto quasi straziante. Ci sono alcuni attimi in cui la macchina da presa di Chris Fisher si sofferma in maniera particolare sulla sua giovane protagonista, ed altri in cui la mostra allontanarsi fuori fuoco, come a voler fermare la vita di un corpo che, inevitabilmente, un giorno diventerà polvere. Peccato, appunto, che questi siano solo pochi attimi, e che il film abbandoni colpevolmente questi aspetti tutt’altro che irrilevanti, preferendo scontare tutti i propri pesanti debiti nei confronti del lavoro di Richard Kelly.

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Titolo originale: id.

Regia: Chris Fisher

Interpreti: Jackson Rathbone, Ed Westwick, Elizabeth Berkley, Briana Evigan

Distribuzione: Moviemax

Durata: 103’

Origine: USA, 2009

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    Un commento

    • Assurdo e improponibile! <br />Come si fa a realizzare un film così, dopo il capolavoro di Donnie Darko. Fisher si rende conto di quanto sta facendo? Non credo, altrimenti non avrebbe fatto questo film.<br />Ne approfitta solo perchè i diritti non sono protetti. Incredibile…<br /><br />Cambia mestiere regista…