Il vento del cinema – Procida 2007: l'After Life

Primo giorno per il festival diretto da enrico ghezzi: ad andare sullo schermo è il manifesto di questa edizione, il film giapponese di Kore-eda Hirokazu After Life. Poi ancora Giappone con Koji Wakamatsu che, presente qui a Procida, non rinuncia a presentare ogni sua pellicola…

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Tra piccole scoperte e grandi conferme è partito l'universo festivaliero frammentato di/da enrico ghezzi: spazio davvero fuoriorario, quello procidano, che tra ritardi cronici che a nessuno pesano, anzi…,  e derive extracinematografiche costruisce un suo percorso intimo davvero particolare. La programmazione, come di consueto, riflette i gusti particolarissimi del suo direttore artistico, e dunque sullo schermo si balza in un attimo dalla Russia prerivoluzionaria di Evgenii Bauer  alla Germania nazista di Wolfgang Liebeneiner, dall'Inghilterra di Poe&Corman al Giappone di Wakamatsu e Kore-eda Hirokazu. Ed è proprio la pellicola di quest'ultimo a caratterizzare il festival, quasi un manifesto dello stesso: l'After Life di Kore-eda è un omaggio al cinema, un inno all'immagine come strumento principe del ricordo e della vita stessa. La sua vita dopo la morte è il cinema stesso, l'ultimo atto di una farsa irreale chiamata vita.

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Ma Procida è anche la scusa per (ri)vedere sul grande schermo il cinema iper-pop di Koji Wakamatsu,  tutto giocato tra la contestazione giovanile in salsa sushi e uno stile visivamente interessantissimo: sia Running in Madness, Dying in Love (il primo film del regista nipponico ad esser stato girato interamente a colori) e Shinjuku Mad, infatti, propongono come tema fondante quello della ribellione all'istituzione, sia quella della giustizia lenta ed ipocrita (Running in Madness…) sia quella della polizia brutale e di tutta la società giapponese di fine anni '60 (Shinjuku Mad), un canto anarchico cinico e brutale in cui non c'è spazio per la conciliazione. Le ultime considerazioni le dedichiamo a Io accuso di Wolfgang Liebeneiner, film della Germania nazista (è datato 1941), una sorta di spottone a favore dell'eutanasia: ed è pazzesco vedere come, ideologia a parte che prende il sopravvento nella seconda parte, la pellicola riesca ad affrontare il tema dell'eutanasia in modo così attuale. Davvero modernissimo.

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