Polemiche sui David di Donatello 2011

Lettera aperta dei documentaristi italiani (doc/it)
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L’annuncio delle nomination dei cinque documentari in concorso per il miglior documentario ai Premi David di Donatello ha scatenato numerose polemiche, di cui molte si sono diffuse attraverso i social network ed alle quali anche Punto Doc, il nostro profilo su facebook di informazione documentaria (le vie della critica sono infinite), ha convintamente partecipato. I motivi sono tanti e sono ben riassunti dalla lettera aperta dei documentaristi italiani (Doc/it), che qui sotto riportiamo

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Lettera aperta dei documentaristi italiani sul David di Donatello 2011
 

Doc/it – associazione documentaristi italiani, si congratula con i cinque registi nominati e con Filippo Vendemmiati per il premio David di Donatello 2011 al Miglior Documentario Italiano.
In Italia negli ultimi anni si sono prodotti eccellenti film documentari e i risultati ottenuti ai festival e nei mercati internazionali lo dimostrano. In particolare Doc/it vuole sottolineare quanto la forma documentaria sia maturata anche nel nostro paese. Sempre più frequentemente i documentari entrano a far parte delle selezioni ufficiali dei festival accanto ai film di finzione, e negli ultimi anni sono stati anche, con coraggiose operazioni, oggetto di distribuzione nelle sale, sconfiggendo l'idea che il documentario non sia un prodotto cinematografico e anzi, conquistando un pubblico sempre più ampio che ha scoperto una forma narrativa altrettanto valida e d'intrattenimento.
Per i motivi sopra citati, e data l’importanza del David, il prestigio che l’ha reso il premio principale del Cinema Italiano e quindi uno strumento importante di promozione e diffusione, Doc/it non può non rilevare un paio di questioni importanti che il dibattito nato sui social network in seguito alla comunicazione dell'esito del concorso ha messo in luce. Primo tra tutti il fatto che nella cinquina dei film nominati vi fossero tutti titoli diversamente rappresentativi di un solo modo di fare documentari. Il ritratto d'artista, il reportage, l'inchiesta sono forme nobili e interessanti, anche tradizionali, ma non le uniche. Ci si domanda come mai non è stato inserito nella cinquina nessun film appartenente alle altre e molteplici forme del documentario. Al di là del merito e delle scelte dell'Accademia del Cinema Italiano, che non ci permettiamo né desideriamo mettere in discussione, è per noi operatori e spettatori una questione cruciale perché da tempo ci stiamo battendo per aprire spazi di diffusione al documentario e un premio così importante come il David di Donatello avrebbe il dovere di rappresentare la diversità e la ricchezza della produzione italiana.
Un'altra questione delicata, sulla quale chiediamo attenzione da parte della direzione dell'Accademia del Cinema Italiano, è la scelta di nominare un’unica giuria per documentari e cortometraggi. Ci chiediamo se non sia il caso di nominare due giurie separate, in quanto forme diverse di Cinema che richiedono parametri di giudizio differenti. Inoltre ci domandiamo quale sia il criterio per formare questa giuria (che è la stessa da due anni) per cui al suo interno, anche qui rispettando l'autorità e la competenza di chi ne fa parte e anche l'autonomia di scelta della direzione dell'Accademia, non c'è nessun esperto della produzione di documentario e nessun professionista unanimemente riconosciuto come persona a conoscenza dell'ampissima e variegata produzione nazionale di cinema documentario. Infine, ci domandiamo se sia corretto nominare una giuria più ristretta per giudicare i documentari e cortometraggi. Non sarebbe forse il caso di dare lo stesso trattamento dei film di finzione ai documentari? Ovvero farli votare da tutti i membri dell'accademia e non da un'esigua giuria di esperti con una modalità più vicina a quella di un festival che non a quella di un premio nazionale.
Questa lettera raccoglie le osservazioni che sono emerse dopo la comunicazione della cinquina, osservazioni che in nessun caso vogliono sminuire la qualità e l'importanza delle opere selezionate, ma rappresentano la preoccupazione di centinaia di produttori e registi. Più in generale crediamo che il documentario meriti una diversa e più ampia considerazione nelle scelte dell'Accademia del Cinema Italiano (inclusa una maggiore attenzione alle figure professionali di direttori della fotografia, montatori e produttori che vi lavorano e che spesso rappresentano delle eccellenze assolute nel nostro Cinema). Auspichiamo che il nostro appello abbia il riscontro che necessita, non solo per il bene del documentario, ma per l'intero Cinema Italiano.
 

 

Bologna, 11 aprile 2011 

 (f.m.)

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