SOL LEVANTE – Berserk

Dal fumetto di Kentaro Miura, una storia fantasy di ambientazione medievale: grande profondità tematica, toni visionari e un cuore melodrammatico per un racconto fluviale capace di scavalcare ogni stereotipo e raggiungere vertici inauditi di poesia e pathos.

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IL MANGA

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di Aldo Spiniello


 


Quando gli uomini affrontano


un dolore capace di dilaniarli


rendono di ghiaccio i loro cuori


 


Berserk nasce nel 1990 dalla fantasia di un giovane disegnatore alle prime armi, Kentaro Miura. A tutt'oggi sono stati pubblicati in Giappone 29 volumi e nel corso degli anni la serie ha conosciuto un successo crescente, sino a diventare un vero e proprio cult (in Italia è pubblicata dalla Planet Manga). Eppure inizialmente la storia non presentava particolarissimi segni di originalità. Un guerriero solitario, Gatsu, detto il Guerriero nero, vaga in un mondo devastato dalla guerra e minacciato dall'intolleranza religiosa, alla ricerca di mostri aberranti da sconfiggere. Il genere è il fantasy di ambientazione medievale. Quindi più che legittimo aspettarsi le solite mirabolanti avventure, combattimenti all'ultimo sangue, forze del bene contro forze del male, magie, stregonerie e così via. In effetti sin dall'inizio i canoni del genere ci sono tutti. A poco a poco però la faccenda si complica. Dal quarto volume in poi Miura fa luce sul passato di Gatsu, introducendoci in una vicenda cupa e complessa. Vengono fuori nuovi personaggi: la Squadra dei Falchi, feroci mercenari, capitanati dal misterioso Grifis, la Mano di Dio, i signori del Male, che hanno nei mostruosi Apostoli i loro emissari… A mano a mano che ci si inoltra nella storia, non solo il tratto di Miura si fa più plastico e particolareggiato, ma si entra in un mondo inspiegabile, allucinato e allucinante. Un mondo di mostri, dei e demoni terribili, ma soprattutto un mondo di uomini, uomini forti ed uomini fragili, mediocri e sognatori, coraggiosi e vigliacchi, pazzi e corrotti, onesti e abietti. Semplificando al massimo sono tre i personaggi fondamentali, i cui rapporti scandiscono il progredire della vicenda. Gatsu, un uomo apparentemente cinico e violento, un guerriero imbattibile e senza scrupoli, che nasconde però un passato tragico e debolezze profondamente umane; Grifis, bellissimo, ambiguo e affascinante, un individualista freddo e calcolatore, un uomo naturalmente portato al comando, pronto a sacrificare tutto e tutti pur di perseguire i propri sogni di grandezza; e infine Caska, coraggiosa e fiera, ma al tempo stesso fragile e romantica.

E' nel rapporto di amore-odio tra Gatsu e Grifis il cuore pulsante della storia, il vero e proprio motore narrativo: un rapporto d'amicizia e rispetto, che finisce per sfociare in conflitto aperto. Come dice Grifis "Un amico non si affida mai al sogno di un altro… Non accetta costrizioni da nessuno. Persegue da solo lo scopo della propria vita… E se qualcuno disonorasse il suo sogno, per difenderlo combatterebbe… anima e corpo, anche se quel qualcuno fossi io. Per me un amico è così… è un uomo uguale a me"… Gatsu cercherà di trovare la propria strada ma produrrà una frattura insanabile. Tradimento, sete di vendetta, una donna divisa in due… Un cuore profondamente melodrammatico innestato in un mondo livido e cupo, una sorta di Once Upon A Time in America trasferito in un'ambientazione gotica, mortifera, arcana e sanguinaria. I temi che Miura pone in campo nella sua lunga epopea sono impressionanti: il fanatismo religioso, al tempo stesso causa e prodotto di un'epoca d'oscurantismo, l'assurda realtà del male, l'inevitabilità del dolore ma soprattutto l'amicizia, l'amore, il senso dell'onore, il sogno come fine da realizzare, la lotta e il combattimento come mezzo di affermazione individuale. Ogni stereotipo salta: il bene e il male si confondono, l'animo umano viene scandagliato, scavato, indagato con una profondità abissale. E Berserk riesce a raggiungere vertici di poesia e pathos apparentemente inimmaginabili per il genere in cui s'inserisce, tocca livelli di tensione emotiva insostenibile. Alle parole "Fra mille compagni e ancor più nemici, solo tu… soltanto tu… mi hai fatto dimenticare il sogno" non si può fare a meno di gridare. E' vero che non sempre la tensione rimane agli stessi livelli, ci sono delle discontinuità, delle deviazioni dai percorsi tracciati, ma nonostante ciò Berserk rimane uno dei più alti capolavori degli ultimi decenni, un'opera che trasuda dolore e rabbia, amore e vitalità disperata.


 

L'ANIME


di Davide Di Giorgio


La trasposizione animata di Berserk segue coordinate affini a quelle del manga, dal quale però si distanzia per molti aspetti: questo, ovviamente, rischia di ritorcersi contro il lavoro di Naohito Takahashi che, in un confronto con la controparte cartacea, si rivela una esemplificazione della stessa. Realizzata nel 1997 dallo studio Oriental Light & Magic e divisa in soli 25 episodi, la serie copre la parte iniziale del manga, narrando, in flashback, del periodo in cui Gatsu (pronunciato Gats) si unisce all'armata dei Falchi di Grifis (nell'anime Griffith) e con essa combatte nella guerra che da un secolo divide i regni di Tuder (Tudor) e Midlands (Midland). L'elemento soprannaturale, sebbene presente, è parecchio ridimensionato rispetto al fumetto, confinato soprattutto nella parte iniziale e finale della storia, quando cioè gli avvenimenti si svolgono in un presente ormai soffocato dal dominio delle Tenebre e della Mano di Dio, il gruppo di orribili demoni cui si è unito lo stesso Griffith per inseguire il proprio sogno di gloria. In realtà Takahashi non sembra interessato a fornire delle coordinate precise allo spettatore e così la storia si concentra soprattutto sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi e sul racconto delle gesta di battaglia. Il tono è serio, alquanto distante da quel senso di oppressione che ammanta il fumetto e vicino, più che a un racconto fantasy, a una saga di stampo epico-cavalleresco: lo stesso Gats appare meno cinico e spietato di quanto non sia nel manga e aperto a dubbi interiori che lo dividono tra la dedizione alla causa di Griffith e l'indole isolazionista che lo vorrebbe libero artefice del proprio destino.

Da questo punto di vista la serie riesce a catturare comunque lo spettatore poiché la narrazione, sebbene compressa rispetto al manga e contraddistinta da una maggiore linearità, è ben equilibrata fra lo spettacolo delle cruente battaglie e la caratterizzazione dei personaggi: la stessa regia, pur proponendo dei disegni di buon impatto visivo, oscilla tra scene dinamiche e un frequente uso del fermo-immagine disegnato a matita, una tecnica che molti ricorderanno come prediletta da Osamu Dezaki in serie come Lady Oscar e Rocky Joe: l'azione si "congela", cioè, in un'unica inquadratura significativa, passando dalla colorazione tradizionale al tratto a matita, uno scarto che permette di esaltare un particolare momento della storia: nel contesto medievale dell'avventura, però, l'immagine assume in questo modo anche il sapore di un'antica illustrazione. L'esplicitazione di quella cifra opprimente cara al fumetto viene invece delegata a una citazione posta in esergo, che ricorda come gli uomini siano schiavi degli eventi, un tema che percorre ogni snodo narrativo dell'anime, proprio attraverso l'analisi dei tentativi di Griffith e Gats di trovare una propria via all'interno di un mondo sorretto da una rigida divisione in caste: un mondo dove forze oscure – in modo vagamente lovecraftiano – osservano sulla soglia, pronte a intervenire per suggellare il dominio del caos sulle vite degli uomini. Quando non ci riescono da soli, insomma, gli esseri umani vengono comunque spinti alla distruzione e l'amore, chiave di volta di tante storie, si rivela per questo una mera utopia che si stempera in tragedia. Se sia Gats a marcare una differenza rispetto a questo disegno fatalista e spietato è soltanto suggerito negli episodi dell'anime, certo è che la sua forza – ossequiosa di un'epica eroica che unisce la disperazione di Ken il guerriero all'afflato primitivo di Conan il barbaro – riesce a costituire un valore aggiunto: il titolo dell'anime, peraltro, si riferisce a una mitica figura di guerriero scandinavo che in battaglia era pervaso da una furia bestiale, esattamente come accade a Gats, sorta di "macchina da guerra" capace con la sua enorme (e sproporzionata) spada Ammazzadraghi di falciare intere legioni di nemici.


 


Esiste in questo mondo una "legge" in qualche modo trascendente che governa il destino degli uomini, ovvero la Mano di Dio?


Una cosa è certa: concesso non è agli uomini il libero arbitrio.


 

TV e DVD


Nel nostro paese la serie Tv può vantare un importante riconoscimento: inizialmente, infatti, Berserk doveva inaugurare una nuova fascia oraria di mezzanotte nel palinsesto di Italia 1, dove avrebbero sfilato cartoni animati adulti (ricordiamo che il volume di violenza è superiore alla media, sebbene tutto sia perfettamente contestualizzato), bypassando l'annoso problema della censura che da noi ha sempre più afflitto i passaggi televisivi degli anime. Sfortunatamente, non solo l'esperimento è rimasto unico, ma dopo una prima programmazione, la serie è stata poi dirottata su 7 Gold, dove si è rivista di recente, sempre a un orario prettamente notturno. In ogni caso la Yamato Video, detentrice dei diritti, ha provveduto anche alle edizioni casalinghe, prima in VHS e poi in DVD: l'intera serie di 25 episodi è stata dunque raccolta in 5 dischi (al prezzo di 26,50 euro l'uno), con caratteristiche tecniche estremamente basilari. Troviamo l'audio italiano in semplice codifica monofonica a un canale, mentre il giapponese è in Dolby Digital 2.0 e sono presenti anche i sottotitoli nella nostra lingua per eventualmente bypassare le deficienze recitative del doppiaggio nostrano. La qualità video è molto buona, anche se l'edizione presenta la post-produzione effettuata per il passaggio tv, dunque senza gli stacchetti a metà episodio e con i titoli in italiano (dettagli che vanno precisati a beneficio dei puristi). Gli extra infine sono praticamente assenti, si limitano a due trailer, mescolati ai vari prossimamente delle altre releases Yamato. I menù sono invece identici in ogni disco e lasciano intendere che su una serie comunque così interessante non si sia investito al massimo: più una operazione di catalogo che altro, sebbene dignitosa. (d.d.g.)

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