"Ballistic", di Kaos

Banderas e la più keatoniana delle Charlie's Angels sono pupazzi in ostaggio di una narrazione che – con un grado di scrittura da PS2 – fa della furia veicoloclasta e della mania mitragliatoria i veri personaggi principali.

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Concitatamente, la mania mitragliatoria e la furia veicoloclasta dei personaggi – veri protagonisti del film – si abbattono sullo spettatore con l'evidente missione di riempire spazi altrimenti dominati da un'assoluta vacuità: non l'eleganza di un balletto di immagini alla Woo, non la lucida compiutezza di un colpo sparato da Kitano, non l'ironia di un solo quarto d'ora di una puntata di Starsky&Hutch, a sostenere la necessità di operazioni come Ballistic.
Apparentemente, la storia tratta di intrecci tra affari pubblici e privati del cattivo di turno – un poliziotto al di là del bene e del male, che si aggira nelle sequenze confidando (invano) in una ieraticità alla Rutger Hauer -, convinto di potersela cavare senza aver fatto i conti con un angelo della morte dagli occhi a mandorla e dai reggicalze farciti di armi da guerra tipo peacekeeper, oltre che con un ex agente federale dalla solita perenne barba di tre giorni, traboccante di memorie e disperazione, che reclama una donna creduta persa per sempre.
Quello che i teorici del cinema definirebbero "grado di scrittura" è a livelli da PS2; forse, a perderci qualcosa dalla trasposizione delle immagini sul video potrebbe essere il sonoro. Ma – ancora una volta "forse" – non bisognerebbe disprezzare gli sforzi di un ex idolo delle donne che nuota controcorrente mentre duetta – prima in controcanto poi in eufonia – con la Charlie's Angel più keatoniana (Buster, non Diane; ma senza il genio o la verve di nessuno dei due); un divo in caduta libera, che cerca di portare in un film per ragazzi un afflato almodovaresco – riflessione interiore, dramma personale, dolore esistenziale – contro dettami produttivi che prevedevano per lui, la Liu e gli altri la sola timbratura del cartellino: corpi inanimati, pupazzi in ostaggio di un tessuto narrativo che dona lo status di personaggi principali a pistole mitragliatrici, bazooka e scontri d'auto, mescolati secondo proporzioni desolatamente casuali.

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Assolutamente proibito tentare un corto circuito tra il soprannome del regista – semiesordiente, originario della Thailandia – e la confusione sonora (non certo visiva e/o narrativa) che regna nel film; o, scontato!, dare libero sfogo alle associazioni di idee suggerite dal titolo.


 


Titolo originale:  Ballistic: Ecks vs. Sever
Regia: Kaos (Wych Kaosayananda)
Sceneggiatura: Alan McElroy
Fotografia: Julio Macat
Montaggio: Jay Cassidy, Caroline Ross
Musica: Don Davies
Scenografia: Doug Higgins
Costumi: Magali Guidasci
Interpreti: Antonio Banderas (agente Ecks), Lucy Liu (agenteSever), Gregg Henry (Robert Gant/agente Clark), Ray Park (Ross), Talisa Soto (Vinn Gant/Rayne), Miguel Sandoval (Julio Martin), Terry Chen (agente Lee), Roger R. Cross (Zane), Sandrine Holt (agente Bennett)
Produzione: Chris Lee/Franchise Pictures, MHF Erste Academy Film Gmbh & Co.
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 91'
Origine: USA, 2002


 


 

 

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