GOLDEN GLOBE 2016 – Il marziano e il redivivo (Bowie is dead)

Nel giorno in cui David Bowie ci lascia, i Golden Globe celebrano due film che parlano di marziani, sopravvivenza, rinascita. C’è davvero vita su Marte?

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È strano mettersi a scrivere di questi Golden Globe proprio nel giorno in cui apprendiamo che David Bowie è morto. Il trasformismo artistico e mediatico del personaggio da sempre lo aveva collocato – anche in quei critici musicali che vedevano nella sua opera le contraddizioni di un eclettismo più modaiolo che coraggioso– in una zona indefinita di eternità metamorfica, fedele a una precisa linea poetica nella sua ossessione per l’alterità mediatica, artistica, professionale (il produttore, il crooner, il musicista e l’attore… chi è stato veramente David Bowie?). è inutile negarselo: Bowie ci appare come una specie di Secondo Novecento cinemusicale che davvero ha attraversato tutto l’immaginario di un mondo dello spettacolo da sempre in bilico tra il racconto della Vita e quello della Morte. Quasi nessun altro ha saputo flirtare tra questi due estremi e raccontare implicitamente la grande e intima storia di un tentativo di sopravvivenza (alla droga, alla musica, al cinema, alla vecchiaia, al sesso, alla fama, alla malattia). In realtà proprio in questi giorni il suo ultimo album-testamento Blackstar ci stava tracciando la strada per un’ennesima epifania musicale dirompente sulla sopravvivenza immortale e oscura del genio. Era ed è appunto un testamento. Che ci troviamo a decifrare curiosamente il giorno in cui il cinema a Los Angeles si scopre a celebrare due film che, in modo diverso, parlano o (soprattutto nel caso del film di Iñárritu) provano a parlare di sopravvivenza.

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Sia in The Revenant (Globe come miglior film drammatico) sia in The Martian (miglior commedia!) si mette in scena una sorta di via crucis verso una nuova vita, all’interno di un viaggio che trova nel cinema soprattutto l’apparato audiovisivo necessario per costruire un’esperienza piena nello spettatore, adatta per quello che dovremmo considerare come il grande spettacolo sulla celebrazione della resistenza umana. Un percorso muscolare e selvaggio per l’antipatico duo Di Caprio/ Iñárritu, razionalistico e apertamente ottimista per quanto riguarda il “marziano” Matt Damon – premiato come miglior attore insieme a Di Caprio, in un testa a testa che in chiave Oscar potrebbe persino ricordare, a proposito di defunti e sopravvissuti, una bella sfida tra due

David Bowie - Ziggy Stardust

David Bowie – Ziggy Stardust

Departed. Bowie ci lascia proprio nel giorno in cui viene premiato un altro marziano – scriveva stamattina in privato al sottoscritto Sergio Sozzo – ed è una coincidenza strana in quanto se c’è stato un genere cinematografico a cui associare la musica mutevole e avanguardista di Bowie, quello è proprio la fantascienza. Ma quanto sono differenti Ziggy Stardust e l’astronauta botanico raccontato nel solido film di quella vecchia volpe di Ridley Scott? Difficile rispondere perché la sensazione è che un film come The Martian David Bowie lo avrebbe probabilmente amato, anche senza il bisogno di rimandare il discorso a una Life on Mars? (ironicamente presente nella soundtrack). Comunque se in chiave Academy dev’essere una sfida tra redivivi e marziani sappiamo già per chi fare il tifo. E poi c’è Sly Stallone. Ecco. La luce della serata è stato il suo Globe come attore non protagonista per Creed. Con Bowie non c’entra niente, ma a questo punto è davvero rimasto solo lui a poterci parlare di sopravvivenza.

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