Homecoming: A Film by Beyoncé

Il film-documentario musicale sull’esibizione della regina del pop al Coachella è tra gli appuntamenti imperdibili del 2019 appena trascorso. Da recuperare su Netflix

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Una voce annuncia, accompagnata dall’acclamazione della folla e da immagini in stile retrò di un concerto musicale, «Signore e signori, benvenuti al Beyoncé Homecoming 2018», nel film-documentario musicale Homecoming (stilizzato HΘMΣCΘMING, sottotitolato A Film by Beyoncé), pensato e realizzato dalla cantante statunitense sulla base della sua performance al Coachella Valley Music and Arts Festival dello scorso anno. Questo prodotto originale Netflix, piattaforma sulla quale è stato distribuito il 17 aprile 2019, si configura sin da subito come un caleidoscopico e mirabolante spettacolo di luci, suoni, colori e forme, attrattivo ed entusiasmante come i primi esperimenti circensi e cinematografici, rappresentando un’esperienza in grado di richiamare ed esaltare la folla con i suoi eccessi e al tempo stesso con la sua struttura perfettamente bilanciata.

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«Ho studiato la mia storia, il mio passato, e ho messo tutti i miei errori, tutti i miei trionfi dei miei 22 anni di carriera nella mia performance di due ore di Homecoming».

L’uscita del film, in esclusiva per le prime 24 ore sulla pagina Facebook di Beyoncé, è stata accompagnata dalla pubblicazione del disco Homecoming: The Live Album.

In scaletta troviamo 28 brani, dai più iconici – Crazy in Love, Diva, Single Ladies, Run the World (Girls), Love on Top – ai più recenti – Drunk in Love, Freedom, Partition, Formation – tratti dai visual album Beyoncé (2013) e Lemonade (2016). Sulla scia di questi ultimi, contenenti tracce che spaziano dal genere pop al blues, dal rock al country, dall’hip pop al funk, dal soul al gospel, è stata costruita la performance del Coachella, fortemente improntata su tematiche sociali e politiche, per rivendicare apertamente e con un linguaggio (verbale e visivo) sempre più esplicito i diritti della comunità nera, il girl power, la cultura afroamericana.

Alle esibizioni dal vivo, riprese da molteplici angolazioni, alcune in HD, altre volutamente “sporcate” in stile vintage, molte a colori, altre in bianco e nero, si alternano immagini di backstage dei quattro mesi di prove preventive e altri contenuti inediti (momenti privati, riflessioni e confidenze). Dal lavoro di coordinazione dei vari reparti (costumi, trucco, luci, musica, coreografie, acrobazie, effetti visivi), alle scelte tecniche, alle riunioni dello staff, alla cura di ogni singolo dettaglio, al faticoso e lungo periodo di formazione del corpo di ballo, viene rivelato e spiegato ogni aspetto della complessa preparazione dello show.

Il team poliedrico, preparato e affiatato che accompagna Beyoncé diventa una sorta di grande famiglia, come ci viene mostrato dal discorso di incoraggiamento della cantante alle prove, seguito da una preghiera: «Dio, grazie per le persone che sono qui, grazie per aver portato questi esseri umani nella mia vita. Dio, chiedo che questa sia un’esperienza che ricorderemo per sempre. Dobbiamo emozionare la gente e darle speranza, per farla sentire bella, forte e unita. Dio, ti chiedo solo di usarci. Aiutaci a crescere ed essere uniti. E Signore, grazie per aver scelto noi».

L’arte percepita da chi la crea come una sorta di missione, un dono divino da condividere con gli altri. Un’opportunità unica quella di poter rappresentare le donne nere di tutto il mondo, dando loro voce in quanto prima donna afroamericana a esibirsi come headline al Coachella (ribattezzato “Beychella” per l’enorme successo ottenuto): «Era importante per me che tutti quelli che non sono mai stati rappresentati si sentissero come se fossero sul palco con noi». Un molteplice obiettivo, dunque: divertire il pubblico e trasmettere dei valori, celebrare gioiosamente la libera espressione, creare uno spazio di inclusione e di denuncia dei pregiudizi. Tutti gli intenti rivelati dalle dichiarazioni della cantante permeano l’intero spettacolo, in un fondamentale momento di autodeterminazione dei talenti neri, orgogliosi di mostrarsi al mondo senza più paura delle discriminazioni. La grinta e il talento delle “guerriere” che affiancano Beyoncé delineano una figura femminile forte, indipendente e fiera; della pop star (e del suo gruppo) colpiscono l’umiltà, la continua voglia di imparare, di superare i propri limiti, di migliorarsi fino a dare il massimo.

“Queen Bey”, come la chiamano i suoi fan, i Beyhive, manda in delirio il pubblico, omaggiando la propria carriera con degli ospiti a sorpresa: esegue Dejà vu con il marito Jay-Z e le hit Lose my breath e Say my name con le amiche del trio storico delle Destiny’s Child. Scende dalla scalinata sul palco come una regina, con la corona e il manto luccicante; si innalza sul pubblico (trasportata da un braccio mobile) come una divinità, adorata dai suoi fedeli; poi inizia a twerkare e ritorna “terrena”, sexy e grintosa, entusiasmando la folla. Ma quando è il momento di togliersi la maschera da diva, la donna sa anche emozionarsi e regalarci dei riflessi della propria vulnerabilità e umanità, legati alla sfera privata: la vita quotidiana accanto al marito Jay-Z, le immagini della gravidanza e della nascita dei figli, con tutte le difficoltà che comportano.

«Dovevo fare Coachella l’anno prima ma sono rimasta incinta, inaspettatamente. E alla fine erano gemelli, il che fu una sorpresa ancora più grande. Il mio corpo ha sopportato più di quanto pensavo potesse. Pesavo 99 chili il giorno del parto. Ho avuto una gravidanza molto difficile: avevo la pressione alta, ho sofferto di tossiemia, gestosi e nell’utero il battito cardiaco di uno dei bambini si è fermato un po’ di volte, perciò ho avuto un cesareo d’urgenza».

La musica l’ha aiutata a riprendersi, a ritornare in forma e a buttarsi nuovamente sotto ai riflettori, a riconquistare il suo posto nel mondo. Una boccata di ossigeno per un’assetata di arte e di successo come lei. Homecoming, il progetto successivo al parto gemellare del 2017, si può dunque intendere in questo senso come un vero “ritorno a casa”, alle proprie origini (e non solo a quelle della sua gente), alla sua dimensione naturale di performer. «É la prima volta che torno a casa, sul palco, dopo aver partorito. Sto creando il mio homecoming, ed è difficile: in certi giorni pensavo che non sarei più stata come prima, che non avrei avuto il fisico, la forza e la resistenza di prima. E gran parte della coreografia è una questione di emozioni, non è tecnica. É la tua personalità che gli dà vita. Ed è difficile quando non ti senti te stessa». Un lavoro lungo e doloroso, fatto di costanza e caparbietà, il sacrificio di allontanarsi dai figli per operare un altro tipo di creazione. Uno sforzo che è stato ripagato, riportandola sulla vetta, on top.

 

Titolo originale: Homecoming
Regia: Beyoncé Knowles-Carter
Interpreti: Beyoncé Knowles-Carter, Jay-Z, blue Ivy Carter, Rumi Carter, Sir Carter, Solange Knowles, Kelly Rowland, Michelle Williams
Distribuzione: Netflix
Durata: 137′
Origine: USA, 2019

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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