#Locarno69 – “La speranza è nella rabbia”. Incontro con Ken Loach

Il cineasta inglese ha parlato di I, Daniel Blake, il film che ha vinto la Palma d’oro a Cannes ma anche di terrorismo Brexit e del futuro dove ha puntato sui giovani per un cambiamento

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Da Cannes a Locarno. Dopo la Palma d’Oro vinta sulla Croisette (la seconda in 10 anni) per I, Daniel Blake. Ken Loach parla del suo ultimo film ma anche dei problemi sociali che gli stanno a cuore. Affronta quindi di petto la paura del terrorismo: “Se si guarda la storia degli ultimi 100 anni non c’è da sorprendersi che l’Oriente sia arrbbiato anche se poi lo mostra in forme orribili”. Siamo noi occidentali che abbiamo tracciato dei confini. Cerchiamo di fare i poliziotti del mondo quando in realtà curiamo i nostri interessi”. Poi affronta il tema Brexit: “Non penso che migliorerà la situayione. Ci saranno meno soldi da spendere nel sociale. Anzi, nel breve tempo renderà le cose peggiori. Questa situazione è dovuta alla paura della gente che reagisce incolpando l’immigrazione e quindi si sposta a destra”. Il mondo è cambiato rispetto ai sogni del passato: “Quando ero ragazzo, dopo la Seconda guerra mondiale, il tema dominante era quello di lavorare per il bene comune. Si creò il Welfare dove avevamo imparato a prenderci cura del nostro vicino. Poi c’è stato il disastro del governo Thatcher. E il bene comune è stato sostituito dalla cupidigia privata.

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ken loachSi sofferma poi su I, Daniel Blake: “A Newcastle, dove è ambientato il film, c’è una lunga tradizione di lotte operaie. La situazione oggi è grave. Ci sono centinaia di famiglie che non riescono più a mangiare. Oggi nei supermercati ci sono dei panieri dove qualche cliente compra qualcosa di più per metterlo lì. E questi cestini sono destinati a chi non può permettersi di fare la spesa”. Si sofferma inoltre sulla burocrazia: “È kafkiana. Ogni volta c’è un ostacolo. E lo Stato punisce le persone maggiormente fragili sottraensdo ogni anno migliaia di sterline ai disabili”. Parla successivamente dello stile e quanto conta lo sguardo nell’osservazione della realtà: “La posizione della macchina da presa dovrebbe essere come un osservatore vicino al soggetto. La camera e gli obiettivi sono come gli occhi umani”.

Si sofferma infine sulla speranza di un cambiamento: “La speranza è proprio nella rabbia e può diventare costruttiva. Per questo mi è dispiaciuto per la Brexit. Per fortuna oggi sono proprio i giovani ad arrabbiarsi per questa vecchia politica. Infatti loro hanno votato per restare in Europa.

Domani il regista sarà protagonista di una masterclass che ripercorrerà le tappe fondamentali del suo cinema.

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