Urge, di Riccardo Rodolfi
Un film sull’assurdo e sui giochi linguistici che permettono all’uomo di entrare in contatto con la vastità con le telecamere che trasformano lo spettacolo teatrale in una continua mutazione
Urge di e con Alessandro Bergonzoni, per la regia di Riccardo Rodolfi, spettacolo teatrale replicato 200 volte, rivive in una pellicola dove emerge la genialità dell’autore che si muove come un funambolo sul filo dell’assurdo e dell’onirico, oltre la norma e in un continuo gioco di specchi.
Urge diventa un modo per riflettere sulla società di massa attraverso neologismi e sperimentazioni linguistiche usate da Bergonzoni, capace di poter lavorare sulla fantasia, sulla voce e sul pensiero, analizzando temi cari all’autore che vengono narrati allo spettatore, teatrale e di rimbalzo cinematografico, seguendo il suo movimento in tre spazi essenziali ma d’impatto.
Bergonzoni si impossessa del palcoscenico ed urla contro il piccolo, l’innocuo, invitandoci a guardare la “vastità”, la quale si identifica nell’incredibile e nell’onirismo. Non a caso, la pellicola comincia subito all’insegna dell’assurdo con l’attore che racconta un ipotetico sogno che viene, passo passo destrutturato e che si cerca di analizzare ma quello che emerge è proprio l’impossibilità di farlo.
Quello di Urge sembra essere un invito ad uscire dalla routine, dalle abitudini e questo appare chiaro dal fato che le parole diventano altro. Ad esempio, “filo interdentale” diventa “filo inter-mentale”, palesando proprio il senso di Urge, un attraversamento delle sfere della conoscenza.
Le telecamere, inoltre, trasformano lo spettacolo teatrale in un vero e proprio film e anche questo si presta a diventare altro, in una continua mutazione.
Regia: Riccardo Rodolfi
Interpreti: Alessandro Bergonzoni
Distribuzione: Exit Media
Durata: 104′
Origine: Italia 2014