10/1/2008 – Non è una questione di pelle

Marina Marzotto replica a Cristina Comencini sulle sponsorizzazioni di Bianco & Nero
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“A noi non risulta che la mancata sponsorizzazione degli attori neri derivi da considerazioni riguardo all’immagine di interpreti dalla pelle non bianca”. Così Marina Marzotto, amministratore Delegato di Propaganda GEM, una delle società più coinvolte nel campo del product placement, e con un passato professionale nel mondo della moda, replica alla regista Cristina Comencini che, presentando il suo nuovo film, Bianco & Nero, ha dichiarato: “Nessuna marca di vestiti ha voluto sponsorizzare le scene in cui recitavano gli attori neri”.
“Da anni – dice la Marzotto al Giornale dello Spettacolo – siamo coinvolti nella sponsorizzazione dei film di attori come Will Smith e siamo più che lieti che i marchi di cui ci occupiamo riflettano la società aperta e multietnica in cui viviamo. A differenza degli Stati Uniti e della Francia, però, noi non abbiamo attori neri noti al grande pubblico. Questo impedisce un interesse delle aziende che, chiaramente, preferiscono associarsi ai nomi più famosi dello star system italiano. Non è una questione di pelle, dunque, ma di fama. Il problema sarebbe stato lo stesso se per quei ruoli fossero stati scelti interpreti bianchi altrettanto poco conosciuti. Un ulteriore problema è che nelle scene dove era stato chiesto il supporto ai nostri clienti, vi fossero elementi di disturbo come il fumo, incompatibile, oggi come oggi, con l’immagine di chi vuole investire nel mondo del cinema in maniera mirata”.
Le dichiarazioni di Cristina Comencini sono invece confermate da Riccardo Tozzi, il produttore del film che esce venerdì prossimo in 250 copie. “Non abbiamo avuto problemi – dice Tozzi – per quello che riguarda l’inserimento di prodotti e di marchi all’interno della pellicola. Ci è risultato subito evidente, però, che tutti quanti i nostri interlocutori abbiano voluto tenersi distanti dalle scene in cui recitavano gli attori neri. Se nella pubblicità c’è ancora una sorta di sfruttamento dell’iconografia degli africani, al cinema, almeno in questo caso, non è stato possibile”.
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