2/10/2007 – Il cinema italiano è come il nostro vino e la Ferrari

Secondo l’Agis…
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“Voci ridotte ai margini. E’ così che il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha definito con rammarico le attività dello spettacolo dal punto di vista finanziario, plaudendo all’assicurazione del governo di accrescere il Fondo unico per lo spettacolo. E’ una forte e inquietante immagine ed è bene che la ricordino coloro i quali hanno voce in materia, Governo e Parlamento, maggioranza e opposizione”. Così scrive il presidente dell’Agis, Alberto Francesconi, sul Giornale dello Spettacolo. 
Francesconi evidenzia, quindi, le urgenze dello spettacolo, per affrontare le quali sollecita l’intervento di tutte le istituzioni e le forze politiche: innanzitutto, in vista della Finanziaria 2008, il progressivo rifinanziamento del Fus (Fondo unico dello spettacolo), fino a riportarlo, entro il 2009, sopra i livelli del 2001 (516 milioni di euro). Inoltre, nell’immediato, l’intervento a favore del credito alle sale cinematografiche: “sono almeno 8 milioni di euro – scrive il presidente dell’Agis – che vanno reperiti per quest’anno, e altri per il triennio successivo, onde evitare che il rinnovamento del parco sale italiano si interrompa”.
“In tempi non particolarmente rassicuranti come quelli che viviamo – continua Francesconi – è bene ricordare le eccellenze che ci rendono ancora famosi e apprezzati nel mondo: i grandi stilisti, la Ferrari, la cucina mediterranea, i vini di pregio, e poi il cinema, l’opera e lo spettacolo tutto (…) Eppure, ogni tanto qualcuno punta il dito contro “gli sprechi” e stabilisce che “ben altre” sono le priorità. E’ un gioco vecchio. Di solito finiscono poi per  prevalere sentimenti meno “iconoclasti” e il buon senso riemerge, magari a fatica. Ma il danno fatto  rimane e riguarda tutto lo spettacolo.
“Certo – aggiunge il presidente dell’Agis – il denaro pubblico può essere speso meglio e la ricerca della qualità può sicuramente essere raffinata. Non è un caso se l’Agis ha in questi giorni sollecitato il Ministero delle Attività Culturali affinché organizzi il lavoro delle commissioni preposte alle selezioni dello spettacolo dal vivo, in modo che esse possano realmente procedere a scelte consapevoli. E, a loro volta, gli operatori devono costantemente sentire l’obbligo di adoperarsi per ottimizzare quanto più è possibile il loro lavoro, rivolto ad un pubblico che ha diritto alla migliore offerta e alla rigorosa amministrazione del denaro. Se questo è vero, non, però, meno vero deve essere l’impegno delle istituzioni nel garantire gli operatori perché possano svolgere bene il loro importante lavoro (…) Come Pavarotti insegna,  la cultura è un investimento che paga, e paga bene, non solo in termini economici, se lo si sa far fruttare”.
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