LIBRI DI CINEMA – Due libri tra cinema e scuola

Testi e contesti: il cinema nella scuola sembra una presenza, ormai, scontata. Eppure, a vedere ciò che succede in classe, la realtà è piuttosto confusa. E' il momento, questo, di fare il punto della situazione a partire da "Spiegare il cinema ai bambini" di Falasco, Oddenino, Paraboschi e "Fare audiovisivo nelle scuole" di Spartaco Vitiello

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Sono due volumetti editi dal sempre attento Dino Audino a sollecitare qualche riflessione sul rapporto, tutt'altro che pacifico, tra cinema e scuola. Tra il 2005 e il 2006 escono infatti in libreria, nella collana "Taccuini", due agili (si dice così, no? in questo caso la definizione è particolarmente calzante) libricini, il primo scritto da Spartaco Vitello, Fare audiovisivo nelle scuole, il secondo, di Galasco, Oddenino, Paraboschi, Spiegare il cinema ai bambini. Entrambi nati con l'intento palese di dare una mano a chi, quotidianamente, si trova ad avere a che fare con allievi, genitori, dirigenti scolastici – gli insegnanti per l'appunto.
Non che non circolino nelle scuole allegati (in genere alle antologie) che s'attardano a parlare di cinema e di film solo che, spesso e volentieri, i film diventano un oggetto comunque esterno, un evento culturale da storicizzare, da smontare e, spesso, da far morire.
Non so se vi siete mai trovati in questa situazione: smontate il giocattolo nella speranza di mostrare il meccanismo e, mentre lo smontate, ecco che il giocattolo, irrimediabilmente, si rompe. E' quello che succede quando ci mettiamo a fare dell'attenta analisi filologica di quel formidabile testo che è La Divina Commedia. Spesso la scuola è brava a fare questo: rendere insopportabile le cose più belle e piacevoli. A quindici anni tutto si può accettare fuorché intrattenersi per giorni sul sesto canto dell'Inferno. Aveva ragione Troisi quando diceva che la poesia è di chi la usa: dovremmo, semplicemente, insegnare questa cosa e lasciar godere dei testi prima di scomporli, di analizzarli, di romperli (talvolta per sempre).
In modi differenti questi due libri giocano in una direzione che ci sembra particolarmente corretta: innanzitutto sono indirizzati ai docenti e molto di meno agli allievi: sono questi i soggetti che devono mettersi in gioco – ma ciò è ovvio. Chiarificano, in secondo luogo, due cose: la prima è che il cinema (e la televisione) sono oggetti capaci di dare dolcissimi piaceri e la seconda è che, essendo portatori di linguaggi complessi, vanno presi entrambi col massimo della serietà. Non basta andare a cinema per metter su un corso di linguaggio e tecnica del cinema e della televisione. In tal senso sono radicali: entrambi i libri richiamano alla necessità d'una competenza che innanzitutto il docente non può non possedere. E' partendo da questa competenza che è possibile lavorare col e sul cinema.
Laura Falasco, Marina Oddenino e Francesca Paraboschi mirano a indicare competenze necessarie per lavorare soprattutto con i bambini e i ragazzi della scuola primaria (ma va detto subito che le indicazioni e le proposte lì immaginate e realizzate possono fungere da stimolo per lavorare con ragazzi di qualunque fascia d'età, basta adattarle). Le tre autrici prendono spunto da esperienze effettivamente realizzate e, più che scomporre film, lasciano che i testi lavorino a favore degli alunni i quali, a loro volta, sono chiamati a produrre, a produrre "cose", non analisi sterili, non scomposizioni morfologiche.

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Spartaco Vitello, invece, punta al "fare", anzi al "far fare" agevolando le esperienze, mostrando percorsi di lavoro, suggerendo fasi e strutture, attardandosi anche sui materiali d'uso (telecamere, cavalletti, luci, microfoni…). L'occhio, questa volta, è attento agli studenti delle superiori ma anche in questo libro l'intento è più ampio, più abbondante, anche in questo caso si mira a stimolare l'insegnante che deve necessariamente farsi carico d'apprendere conoscenze utili a raggiungere qualunque tipologia d'alunno. In tale ottica, agli allievi delle superiori si affiancano quelli delle medie e quelli delle elementari e, perché no, quelli delle materne: sono le competenze del docente che riusciranno a modellarsi a secondo dell'alunno, dell'età, dell'ambiente.
Se in Spiegare il cinema ai bambini si fa riferimento a film e, quindi, a strumenti facilmente raggiungibili (videocassette o dvd, videoregistratori, lettori dvd, televisori, videoproiettori), in Fare audiovisivo nelle scuole si alza il tiro, si ipotizza (in modo non radicale) la nascita di istituti che abbiano la possibilità (e, soprattutto, la volontà) di attrezzare piccoli studi televisivi. Certo, l'obiettivo al quale si dovrebbe mirare è questo ma sappiamo bene che, al momento, tutto è ancora delegato alla buona volontà di qualche insegnante, che non esiste (se non in pochissime scuole) una cattedra ad hoc per l'insegnamento del linguaggio cinetelevisivo, che spesso i dirigenti scolastici non vedono di buon occhio investimenti legati a docenti-esperti che, prima o dopo, potrebbero cambiare scuola. Ma la battaglia che, indirettamente, ipotizza Spartaco Vitiello, è quella che chiaramente condividiamo: una diffusione di competenze specifiche e l'attuazione di una vera politica ministeriale che renda definitivamente realizzata la presenza di queste materie nelle scuole di ogni ordine e grado.
Certo la strada è lunga perché, al momento, ben poco si muove in questa direzione. Questi volumi ipotizzano una strada, mostrano qualche possibile direzione che non sia la solita, noiosa, inutile analisi sistematica di singole sequenze…
 
 
Spartaco Vitello, Fare audiovisivo nelle scuole, Dino Audino Editore € 13,00

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Laura Falasco, Marina Oddenino, Francesca Paraboschi, Spiegare il cinema ai bambini, Dino Audino Editore, € 13,00

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