CINEMA – 1a Festa Internazionale di Roma – "Blodbond – Thicker than water", di Arni Olafur Asgeirsson (New Cinema Network)

Un film sostanzialmente di personaggi, basato principalmente sulle interpretazioni – tutti attori davvero bravi, con una menzione particolare per lo straordinario interprete di Peter, il corpulento Hilmar Jónsson, un gigante con lo sguardo pieno di dolore, che come si confà ai grandi attori interpreta il suo ruolo prima soprattutto come corpo

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E' forse un film sull'amicizia questo dell'islandese Asgeirsson, in realtà – pur narrando una storia d'amore. Ci sono problemi e crisi gravissime nelle storie di coppia di Peter e Borkur con le rispettive compagne, ma i due non rinunciano mai l'uno all'altro, un'ubriacata in compagnia nell'appartamento da scapolo di Peter, una sigaretta seduti sul marciapiede, una partita di calcetto, una puntatina al pub. E anche le donne si coalizzano, caffè pomeridiani tutte insieme sui divani di casa, festicciole chic dove alzare un po' il gomito, riunioni per cena. C'è che Borkur e Lilja tentano di sposarsi per la seconda volta, dopo aver mandato all'aria i preparativi per il primo matrimonio, ma anche in questa occasione dividere la propria vita con qualcuno si dimostra impresa complicata. E c'è soprattutto che Peter ha appena scoperto di non essere il padre di Orn, il figlio di sua moglie Asta – abbandona figlio e consorte, prende una stanza in un hotel, si fa consolare dall'avvenente e giovane segretaria del suo studio da dentista: agli amici della coppia l'arduo compito di schierarsi. O con Peter, o con Asta, incinta del secondo pargoletto. Ma certo non è il caso di lasciarli soli, andare alla deriva: e Anna, la segretaria, pure continua a spassarsela coi suoi amici fricchettoni e 'cannati' – e Orn, il piccolo, che trova un'amichetta con cui passare le giornate senza pensare alla separazione dei suoi genitori, vagando senza meta in autobus per ore e ore. Essendo un film sostanzialmente di personaggi, questo Blodbond si basa soprattutto sulle interpretazioni – tutti attori davvero bravi, e caratterizzati anche fisicamente (Asta dai capelli rossissimi, Borkur ciccione…), con una menzione particolare per lo straordinario interprete di Peter, il corpulento Hilmar Jónsson, un gigante con lo sguardo pieno di dolore, che come si confà ai grandi attori interpreta il suo ruolo prima soprattutto come corpo, abbandonato e sfatto come la biancheria sporca lasciata in valigia alla ricerca di una lavatrice. Asgeirsson coglie gesti e sguardi dei suoi personaggi, mantiene una sobrietà che si riflette nella fotografia raffreddata a toni grigioblu, tiene il pedale del freno premuto alla guida di questo melodramma in cui grazie a dio si piange poco, giusto una piccola sequenza con l'enorme Peter inginocchiato in lacrime col capo poggiato sul pancione della moglie in veste da notte abbandonata su di una poltrona, al buio – bella scena, insieme a quella crudelissima in cui Peter lascia l'appartamento dell'amante Anna approfittando della degenza in ospedale della ragazza, andata a sbattere con l'auto la notte precedente dopo una lite con l'uomo (l'immancabile incidente automobilistico di questo tipo di film – immancabile!), ma lei è appena stata dimessa, e sta scendendo dal taxi in quel momento, tutta ingessata e piena di lividi: Peter la vede, non dice niente, sistema la valigia in auto, mette in moto e se ne va. Bisogna scegliere con chi schierarsi, anche qui, anche gli spettatori. Certo, se Hilmar Jónsson non fosse così bravo…

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