"La Festa del Cinema deve rimanere fuori dalla politica e le due cose insieme possono essere solo una felice eccezione di un periodo". Con queste straordinarie parole il politico responsabile delle prime due edizioni della Festa del Cinema di Roma, Goffredo Bettini, ha lasciato il testimone – dopo le sue dimissioni – al decano dei critici cinematografici italiani, Gian Luigi Rondi. In un gioco delle parti magnifico e impietoso la politica “si fa da parte” lasciando il Festival voluto da Veltroni nelle mani dell’Andreotti del cinema italiano, in un curioso gioco dove il rinnovamento è nelle mani di uomo nato nel 1921.

E mentre la gerontocrazia dilaga in una paese ormai al delirio, i politici discutono di chi deve stare (o non stare) sul red carpet del glamour dello spettacolo popolare. “Vorrei che la Festa di Roma desse più spazio al cinema italiano", ha detto Rondi.

Non ci resta che piangere…

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