DVD – "Una pelliccia di visone" di Glauco Pellegrini

Una pelliccia di visoneI processi economici e sociali riguardano in primo luogo il rapporto delle persone con la sfera materiale, il danaro, le cose, poi, a un livello ulteriore, diventano una questione di sentimenti e rapporti umani. E il film di Pellegrini sembra seguire, istintivamente, lo stesso itinerario: inizia come un notiziario economico del ‘56, con tanto di prezzi e salari, poi instaura la fascinazione degli oggetti e, attraverso questi, guarda alla trasformazione (e quindi alla crisi) delle relazioni. In DVD da Ripley’s Home Video

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Una pelliccia di visoneAnno: 1956

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Durata: 95’

Distribuzione: Ripley’s Home Video

Genere: Commedia

Cast: Giovanna Ralli, Roberto Risso, Paolo Stoppa, Franco Fabrizi, Tina Pica, Turi Pandolfini, Ave Ninchi, Monica Vitti, Mario Scaccia, Luigi Pavese

Regia: Glauco Pellegrini

Formato DVD/video: 1.33:1 4/3

Audio: Dolby Digital Mono italiano

Sottotitoli: italiano per non udenti

Extra: Trailer originale

 

 

 

 

 

 

 

IL FILM

 

Una pelliccia di visoneIl boom economico è una rivoluzione dell’anima, modifica i sogni e l’immaginario. Il frigidaire, l’automobile, la lavatrice: gli oggetti diventano i primi segni di una terra promessa, che, seppur avvistata in lontananza, non appare più un semplice e vano miraggio. La scala sociale si trasforma in scala mobile e il paradiso del benessere diventa l’unico approdo possibile, dopo anni di stenti in mare aperto. La portata del cambiamento è a tal punto dirompente che anche una commedia all’apparenza innocua come Una pelliccia di visone può diventare il segno sicuro di un processo in atto. La protagonista, Gabriella (incantevole Giovanna Ralli), è un’oculata e attenta commessa della Rinascente, come la Mariuccia di Gli uomini, che mascalzoni!. La ragazza tocca per la prima volta il suo morbido e fortunato visone e, come per magia, si assiste trasformazione, improvvisa, “precipitosa” e forse non più reversibile, dell’orizzonte dei desideri. Se prima la giovane coppietta sognava una tranquilla casetta in periferia, con le sue bianche pareti in cartongesso, i bagni rivestiti con le dozzinali piastrelle di formìca (sì, proprio così, formìca, a Roma almeno si dice così), ora occorre arrivare al superattico in centro. Il capitalismo non mira alla soddisfazione del bisogno materiale, ma a render il bisogno eterno, spostando sempre un passo in là il confine tra desiderio e appagamento. Il film di Pellegrini, sceneggiato da Sergio Amidei e Furio Scarpelli a partire da un soggetto di Fede Arnaud e Alberto Liberati, coglie istintivamente la realtà del suo tempo. I processi economici e sociali riguardano in primo luogo il rapporto delle persone con la sfera materiale, il danaro, le cose, poi, a un livello ulteriore, diventano una questione di sentimenti e rapporti umani. E Una pelliccia di visone sembra seguire, naturalmente, lo stesso itinerario: inizia come un notiziario economico del ‘56, con tanto di prezzi e salari, poi instaura la fascinazione degli oggetti e, attraverso questi, guarda alla trasformazione (e quindi alla crisi) dei rapporti. Finisce qui: il suo compito è radiografico e non chirurgico. Chi voleva l’accusa contro i perversi meccanismi del sistema è fuori strada. Una pelliccia di visone vuole solo azzardare una valutazione di ordine morale. Il fantasma del benessere è causa e sintomo di una malattia che manda a monte le famiglie, l’istintiva giustizia dei valori popolari, la vitale solidarietà di chi tira la barca in silenzio, Gli sciacalli arrivisti sono già alle porte (ma quanto è straordinario il Lo Russo di Paolo Stoppa?). Le feste dei ricchi sembrano le prove generali de La dolce vita e l’indizio della decadenza (Turi Pandolfini, non a caso, fa il nome di Andrea Sperelli). Le coppie si fanno e si disfano da sempre. Ma solo ora appare chiaro, e il film è colto da un brivido di risentito moralismo. Ancora pochi anni e la commedia italiana diventerà teatro di relazioni “proibite” e coniugi fedifraghi, per poi arrivare alle mogli in vacanza e alle amanti sotto il letto. Ma è ancora troppo presto per cedere al cinismo. Meglio tornare all’ingenuità della favola.

 

IL DVD

 

Una pelliccia di visoneLa Ripley’s Home Video continua a proporre al pubblico titoli rari, pescando nella zona d’ombra della storia del cinema italiano. E la pubblicazione di Una pelliccia di visone può anche costituire un nuovo spunto di riflessione sull’opera di Glauco Pellegrini, certamente uno dei registi più dimenticati del panorama nazionale, apprezzato autore di documentari, prestato alla fiction agli inizi degli anni ’50 (Ombre sul Canal Grande, una partecipazione al film collettivo Amori di mezzo secolo, Gli uomini, che mascalzoni!, L’uomo dai calzoni corti), sino all’avventura tedesca di Capriccio italiano (1961), film sulla vita di Carlo Goldoni, mai proiettato in Italia. Tra l’altro, durante la Repubblica di Salò, Pellegrini fu protagonista, al fianco di Francesco Pasinetti, di un progetto che voleva fare di Venezia il più importante polo produttivo del cinema italiano del dopoguerra. Personalità complessa, dunque, non del tutto pacificata, come appare anche tra le righe di questa commedia all’apparenza ingenua. Il DVD della RHV, piuttosto semplice nel packaging e nella cura dei menù, si fa apprezzare soprattutto per la qualità delle immagini. Nel riversamento in digitale è stato fatto un gran lavoro sul master originale, ripulito e riportato a livelli più che soddisfacenti: ottima resa della scala di grigi e dei contrasti chiaroscurali, neri profondi, estrema nitidezza delle figure e dei contorni, buona leggibilità dei particolari, nessun apprezzabile effetto scia, neanche nelle scene più movimentate. Diverso il discorso per quanto riguarda l’audio. L’unica traccia disponibile è quella originale, in Dolby Digital Mono con flusso dati a 192 kbps: sufficiente per le caratteristiche del film, ma ovviamente limitata nella resa delle sfumature e nel controllo del volume. Opzionabili i sottotitoli in italiano per non udenti. I contenuti extra si limitano al trailer originale (1’1”), brioso e ironico (Una pelliccia per Gabriella! Di leopardo? No, più bella). Da segnalare, comunque, una curiosità: nel lancio promozionale dell’epoca non si fa alcuna menzione della regia di Glauco Pellegrini, sin da allora relegato in seconda linea.

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