TORINO FILM FESTIVAL 26 – "Paisagem urbana com rapariga e avi?o" (Passaggio urbano con ragazza e aereo) di Jo?o Figueiras (La Zona)

Una condizione disperata tratteggiata con pochi particolari, l'amore a fare da collante per una coppia veramente ai margini della vita.
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Dino ed Helena sono in attesa di un figlio, ma intanto devono fronteggiare gravi problemi economici tanto da dover vivere abusivamente in una stanza di una casa sfitta, che nessuno vuole perché troppo vicina all’aeroporto. Una condizione disperata tratteggiata con pochi particolari, l’amore a fare da collante per una coppia veramente ai margini della vita, la cui unica ricchezza sono un pesce rosso e un aspirapolvere con cui pulire il materasso. Figueiras sceglie di seguire solamente la relazione tra i due protagonisti senza curarsi di portare avanti la narrazione, ma procedendo per attimi: Dino ed Helena non si capiscono – lei è russa e parla a malapena il portoghese – ma rimangono comunque uniti e gli avvenimenti esterni sembrano quasi non toccarli, come a lasciarli indifferenti; così collaborare ad una rapina è uguale ad aggiustare un’antenna, ed ogni cosa passa sulla coppia senza lasciare traccia e rovinare la loro serena unione. Il regista tifa assolutamente per i suoi due “eroi”, ma è proprio la sua chiara presa di posizione che rischia di rovinare questa semplice storia d’amore: per paura di non aver ben svelato il suo messaggio, sceglie purtroppo di rimostrarci, portandola all’esasperazione, l’invincibile e (in)visibile forza che lega i protagonisti. Ma invece di usare il silenzio e la contemplazione, Figueiras inserisce, poco prima della fine, una scena di azione avvolta dalla musica, in cui in alternanza ci vengono mostrati Dino ed Helena, separati dagli eventi – lui sta andando a disinnescare un sistema d’allarme, lei soffre per le doglie del parto – ma vicini nei pensieri. E come sempre, fuori dal mondo – mondo inteso come quello interiore della coppia – , ciò che succede all’esterno (il momento in cui Helena ascolta altre persone dietro ad una porta chiusa a chiave è emblematico della loro condizione di emarginati) non è mai seguito, ma sono solo i volti, le emozioni che si disegnano e si rivelano a contare e ad avere importanza.

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