Across, di Irene Dorigotti
Più che un lavoro “compiuto”, un’opera di crisi, fatta di domande più che di risposte. Un percorso che risponde a un’urgenza tutta interiore.
Ci sono dei film che non possono essere separati dal dato biografico, che portano i segni di un vissuto personale. È una cosa che amiamo, ma che capita abbastanza di frequente, specialmente nel caso di esordi. Ci sono, d’altro canto, film che sono di per sé un’esperienza, che evolvono e maturano nel tempo, mostrando tutti i nodi cruciali della loro lavorazione, le incertezze e i dubbi più o meno risolti, le stratificazioni, le curvature improvvise, i cortocircuiti. Cioè le tracce del cambiamento di chi li fa. Si tratta perciò di campi aperti di forze che corrono in maniera incontrollata, che procedono l’una accanto all’altra, prima di arrivare a scontrarsi e, magari, a comporsi. E per noi spettatori non c’è verso di seguire un discorso consequenziale, le linee rette di un ragionamento serrato. Siamo chiamati a ripercorrere il cammino.
Across è proprio un film di questo tipo. Irene Dorigotti, al suo primo lungometraggio, mette in gioco tutta sé stessa, le sue origini e le sue esperienze. Il dato privato della famiglia e la linea di sangue del carattere, il profilo della sua terra, le montagne e le valli intorno a Isera, in provincia di Trento, la vocazione ereditata del viaggio. E poi, fondamentale, il lungo addestramento come scout, gli studi di antropologia. Fino, ovviamente, al lavoro sulle immagini, quel percorso di sperimentazione personale nella fotografia e nel montaggio, iniziato da alcuni anni con una serie di cortometraggi, come Apnea, Ora sono diventata foresta, Herz-Jesu-Feuer, La Grand Reve. Il punto di partenza del film è la domanda sul senso del sacro, che dà il via a tutta una serie di peregrinazioni intorno al mondo: dalla Sacra Sindone di Torino al Vietnam e ai templi di Angkor Vat in Cambogia, dal Messico fino al deserto “incontrato” in una spiaggia della Sardegna. Su questo movimento continuo, si innestano tutta una serie di pratiche e di forme: immagini di archivio, familiari e non, momenti performativi (il corpo avvolto nel sudario, i battitori della croce), il filo rosso della voce narrante, scritta insieme al produttore Carlo Shalom Hintermann e interpretata da Fabio Bussotti, la presenza guida di Riccardo Annoni nei panni del nonno Dorigotti.
Regia: Irene Dorigotti
Voce narrante: Fabio Bussotti
Con: Marco Rezoagli, Irene Dorigotti, Grazia Merlo, Chiara Dorigotti, Giorgio Dorigotti, Riccardo Annoni
Distribuzione: Start
Durata: 77′
Origine: Italia, Svizzera 2023