Infinity Festival – Dell'infinito…

In questo divagare del pensiero c'è la riuscita di un festival che si pone come obiettivo la "rianimazione" del nostro corpo (e cinema). Alla scelta "umanista" di fondo che "investe lo spirito" si accompagna una "dimensione umana" aliena tanto dai carrozzoni "canonici" che dai ritmi metropolitani dei festival fagocitanti per "mangiatori di film".

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Che Alba facesse bene allo spirito lo sapevamo già. Ce lo aveva raccontato Nanni Moretti in una delle sue (poche) scene "collettive", quando di notte affondava le sue pene in un esagerato (come tante volte) barattolo di nutella, crema/fiume che attraversa verticalmente la penisola e qui ha la sua fonte. E poi i vini, "naturalmente spirito in sé", cura millenaria non "classista" degli umani affanni…

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Sapevamo anche che Alba fosse un luogo "ideale di resistenza" a brutali invasioni (siano delle SS o della Warner) e Infinity conferma che un "cinema diverso" non solo "è possibile" ma esiste già, ha solo bisogno di emergere. E anche in questo caso non c'erano dubbi che "autori" come Luciano Barisone o (tra gli altri) i "nostri" Massimo Causo e Grazia Paganelli sapessero dove andarlo a cercare.


Nella emersione del "già saputo" capita anche di dimenticare che qui c'è la casa di Pinot Galizio, sono passati Debord e altri dell'amata Internazionale Situazionista; oppure se ci passi o no il Belbo come appreso nelle storie di Fenoglio, magnifica ossessione di questi giorni, attrazione fatale da soddisfare al più presto, di nuovo…


In questo divagare del pensiero c'è la riuscita di un festival che si pone come obiettivo la "rianimazione" del nostro corpo (e cinema). Alla scelta "umanista" di fondo che "investe lo spirito" si accompagna una "dimensione umana" aliena tanto dai carrozzoni "canonici" (Venezia su tutti) che dai ritmi metropolitani dei festival fagocitanti per "mangiatori di film" (vedi Torino).


L'umanità di questo festival si spiega tutta nel suo palinsesto, che oltre a film (della cui qualità avremo modo di parlare) e incontri e conferenze stampa, prevede delle pause, dei momenti dedicati all'altro (e ad altro); come una "pausa pranzo" (13.30-14.30) collettiva in cui autori, organizzatori, stampa e pubblico si ritrovano nella stessa sala.


Infinity è tesi, o antitesi, della vita "a 100 all'ora" imposta dal mercantilismo contemporaneo (ancora del cinema e della vita), che a differenza di quest'ultimo cerca una sintesi possibile; situazione (ri)creata appositamente per vagare, dove lo schermo è frontiera con un infinito che sembra "avere precedenti"…


 

 

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