BRASILE 2014 – Post Traumatic Stress

La paura, probabilmente. Forse Olanda-Argentina non sarebbe stata così brutta senza l’uragano tedesco abbattutosi su Belo Horizonte. Dopo una prova di forza così schiacciante orange e albiceleste sembravano veramente afflitti da post traumatic stress. Sarà un finale alla Kubrick o alla Tarantino?

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E allora così sarà veramente. La finale del 13 luglio sarà di nuovo Germania-Argentina. Proprio come scrivevo due settimane fa: sarà bello vedere l’ennesima replica di quella rivalità, tornare bambini agli anni ’80, ricordare i miti Maradona e Matthäus, il portiere sconosciuto Goycochea e il caschetto biondo di Jurgen Klinsman (futuro Kataklinsman in maglia nerazzurra). E sarà così perché la promettentissima semifinale Olanda-Argentina, la rivincita della storica e chiacchierata finale del ‘78, con la sgusciante lepre Lionel Messi contro la volpe degli schemi Van Gaal, insomma la partita che aveva proprio tutte le carte in regola per essere un perfetto spettacolo pre-finale…beh, questa partita è stata probabilmente la più noiosa e blindata del Mondiale dei Mondiali. Un lento e sfiancante incedere durato 120 minuti dove il controllo dell’avversario, la tattica asfissiante (o il vecchio gioco all’italiana…) e la paura di andarsene a casa senza assaporare il dolce sapore del Maracanã l’hanno fatta da padrone.

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Ecco: la paura, probabilmente. Forse questa partita non sarebbe stata così brutta senza l’uragano tedesco abbattutosi il giorno prima su Belo Horizonte, con i suoi 7 fulmini traumatizzanti che hanno inondato di lacrime un intero Paese gettandolo nell’incubo. Insomma dopo una prova di forza così schiacciante orange e albiceleste sembravano veramente afflitti da post traumatic stress. Scioccati da quella visione perturbante, terrorizzati di prendere anche un solo gol (di fatto i due portieri sono stati quasi inoccupati sino agli agognati rigori) che riattivasse le dinamiche di quell'incubo. Per noi spettatori è stato come assistere a un prevedibilissimo canovaccio scritto da uno svogliato sceneggiatore alla millesima puntata di una soap opera sudamericana…soprattutto se paragonato a quel rutilante script hitchcokiano, rivisto e corretto da un De Palma in grande spolvero, che ha travolto il Brasile. Qui nemmeno la lotteria dei rigori è stata capace di spazzare via il trauma: niente colpi da deus ex machina, niente portieri pararigori all’ultimo secondo, solo due guizzi dell’onesto Romero sono bastati a battere l’Olanda. E allora sarà l’Argentina ad essere legittimata a inseguire il sogno dei sogni, il proprio sogno elevato a potenza: non solo vincere un mondiale, ma farlo addirittura in Brasile, la terra dell’avversario storico uscito nel peggiore dei modi. Certo, parliamoci chiaro, dopo il mineirazo dell’altro giorno nessuna partita potrà essere più la stessa. Il Brasile, nel bene e nel male, riesce sempre a oltrepassare i limiti del già visto, rendendo molto più avvincente il remake dell’originale (il famoso Maracanazo, con quei giocatori “che finalmente ora possono riposare in pace”, come ha tristemente detto un telecronista brasiliano) forse perché rivisto e pensato in chiave post-moderna appunto.

E siamo arrivati a un passo dalla fine. Al climax di ogni sceneggiatura. Prima però ci sono stati ottimi macGuffin classici (il crollo delle grandi europee, le favole sudamericane Cile e Colombia) con intelligenti subplot che hanno acchiappato il pubblico incollandoloo emotivamente allo schermo (il “mondiale dei portieri” diventati star o il nuovo Principino del calcio James Rodriguez), sino ad arrivare al turning point perfetto di ogni sceneggiatura che si rispetti: il dramma lancinante del 7-1 inflitto ai padroni di casa. Cosa accadrà domenica sera poste queste fantastiche premesse? Se vincesse la Germania 2.0 di Joachim Löw sarebbe un finale alla Kubrick (il destino ciclico e ineluttabile che avviluppa gli istinti); se invece vincesse la vecchia Argentina di zio Sabella sarebbe un finale alla Tarantino (la vendetta degli eterni secondi nella terra dei maestri/rivali brasiliani, ora ridotti a tifare per chi li ha umiliati). Manca solo l’ultimo atto ormai: e allora tutti in sala il 13 luglio a scoprire come va a finire il bellissimo film di Brasile 2014…

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