I limiti del giudizio – Incontro con Nikolaj Coster-Waldau per Second Chance

nikolaj coster-waldau

Dopo il passaggio al Toronto Film Festival e al Torino Film Festival (qui l'incontro con la regista) arriva in sala anche in Italia (il 2 aprile) il nuovo film di Susanne Bier con protagonista il sempre più lanciato Nikolaj Coster-Waldau. Thriller psicologico che tira in ballo dilemmi morali molto profondi e condizioni genitoriali a limite: l'attore danese, presentando il film, ha parlato molto di queste tematiche

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Dopo il passaggio al Toronto Film Festival e al Torino Film Festival (qui l'incontro con la regista) arriva in sala anche in Italia il nuovo film di Susanne Bier con protagonista il sempre più lanciato Nikolaj Coster-Waldau. Thriller psicologico che tira in ballo dilemmi morali molto profondi e condizioni genitoriali a limite: l'attore danese, presentando il film, ha parlato molto di queste tematiche

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Com'è stata questa esperienza con Susanne Bier?

Devo dire che sono sempre stato un suo fan e quando lei mi ha chiamato non ho avuto dubbi. L'esperienza è stata intensissima, il mio ruolo è quello di un padre che deve affrontare dilemmi morali veramente al limite ed è difficilissimo esprimere un giudizio da spettatori. Questo film, in fondo, ci dice che senza conoscere a fondo le persone e le situazioni non si possono esprimere giudizi pregiudizievoli e agire di conseguenza.

Dal punto di vista femminile il film presenta due opposte condizioni di maternità: una donna borghese fredda e depressa opposta a una donna con problemi di droga e degrado che forse ha un maggior senso materno…

Esatto, due situazioni estreme, due rapporti materni completamente diversi. Credo che noi in Danimarca (e per esteso in tutto l'Occidente) siamo molto fortunati per poter costantemente ambire a condizioni di vita molto agiate. Credo che paradossalmente nel mio Paese questo provochi molto senso di colpa, a volte depressione, perchè ci si sente profondamente in colpa di non essere comunque felici. A dispetto di tutte le condizioni esterne. Mia moglie nel film ne è un esempio evidente e arriva a dei gesti estremi. Susanne è una regista molto capace, sa benissimo come gestire situazioni narrative così forti, e protegge molto i suoi attori.

Non c'è dubbio che le scene con i due bambini restino impresse. Com'è stato girarle?

Non facile, soprattutto perchè in alcune scene il bambino doveva essere molto sporco, ed era complesso emotivamente gestire situazioni del genere. I bambini crescono molto in fretta poi, quindi durante le riprese abbiamo avuto 4 neonati che si alternavano.

Lei è ormai una star grazie anche a Il trono di Spade, è una sfida per un attore alternare quelle produzioni a progetti così intimi e delicati?

Sono un attore e prima di tutto un essere umano, e qui si tratta di immergersi in una situazione umanissima.  Diciamo che un ruolo come questo è un sogno per ogni attore, nel senso che lo pone al cuore stesso dei dilemmi della vita. Saperli gestire emotivamente è una sfida non da poco, ma io avuto la fortuna di trovare questo ruolo essendo diretto da Susanne, che crea un ambiente unico. Un set pieno di piccoli momenti dove l'attore può avere tutto il tempo di esprimersi al meglio. Lei è una regista meravigliosa con gli attori.

Ormai lei viaggia regolarmente tra Europa e America, continuerà questa staffetta cinematografica?

Diciamo che il mio innamoramento per il cinema è venuto con C'era una volta in America di Sergio Leone, quindi con il mito americano, non posso negare che quello rimane il sogno. dare alla gente emozioni così, uguali a quelle che io provai vedendo quel film. Nel contempo mi sento profondamente danese e con una sensibilità molto europea, quindi si, lavorare un po' in Europa e un po' in America è per me il compromesso da sogno.

 

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