BERLINALE 56 – Nakagawa Nobuo: maestro dell'horror accarezzato…

Quest'anno la sezione Forum del Festival ha dedicato una retrospettiva di nove film al maestro giapponese, festeggiato nel 2005 a Tokyo per il centenario della sua nascita. Ripercorsi venti anni, dal 1949 al 1969, periodo in cui il cinema del Sol Levante, oltre a Nobuo, contava di certi autori come Mizoguchi, Naruse, Ozu, Kurosawa…

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A "Berlino città aperta", l'idea forte e portante dell'edizione 2006 è il divismo femminile anni '50 (Monroe, Taylor, Gardner, Grace Kelly…), ma ogni giorno, sempre alla stessa ora del primo pomeriggio, in una sala dalle parti dello Zoo, si va oltre la scoperta del giovane cinema orientale che qui in Germania ha sempre trovato spazio e consensi, si va oltre la curiosa e spregiudicata pluralità di sguardi che questo Festival ha sempre dimostrato e insegnato. La retrospettiva a Nakagawa Nobuo è il segnale indelebile di un'attenzione ai grandi tra i grandi che hanno avuto solo il "torto" di aver percorso carriere di uguale importanza e valore ma soltanto meno note in occidente. L'anno scorso Tokyo, per il centenario della nascita, ha regalato diverse iniziative in onore del maestro dell'horror e non solo (morto nel 1984), e la Berlinale ha voluto ripetere l'omaggio ripercorrendo venti anni della sua carriera (dal 1949 al 1969), presentando nove film. Tra gli altri, anche i due titoli più noti dalle nostre parti: I fantasmi di Yotsuya del Tôkaidô (Tôkaidô Yotsuya kaidan, del 1959) e La dimora del gatto fantasma (Black Cat Mansion, del 1958). Il primo è un trasposizione dell'omonimo dramma kabuki di Namboki Tsuruya che, per certi versi, ricorda il capolavoro di Kurosawa, Rashômon. Un ronin, dopo aver assassinato un uomo per sposarne la figlia, si stanca presto anche della moglie e riesce a portarla all'adulterio per ucciderla con il suo amante ed essere libero di sposare un'altra donna.

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Ma la prima moglie e l'amante ritornano come fantasmi e il samurai impazzisce sterminando tutti e togliendosi infine la vita. Molte versioni sono state realizzate di questo dramma, ma la migliore tra tutte viene considerata proprio quella di Nobuo: uno degli adattamenti più fedeli all'opera originale, ripropone in modo raffinato l'impatto orrorifico del progenitore teatrale, ricreando con geniali effetti scenici e di make-up le visioni scaturite dal panico del personaggio. La dimora del gatto fantasma, di un anno prima, è un altro classico adattamento/remake della leggenda del gatto fantasma, in cui il felino incarna lo spirito vendicativo di una donna. Prodotto con un budget minimo, come la maggior parte della sua filmografia, l'opera è una stupefacente esplosione di effetti. È soprattutto la donna, dunque, a rappresentare le immagini spettrali, non sempre in versione terrificante, ma spesso come donna fatale al cui fascino terreno si abbina quello soprannaturale, o in alternativa come presenza materna e protettiva anche oltre la morte.

Non può non essere rievocato il capolavoro di Mizoguchi, Racconti della luna pallida di agosto, in cui la donna-spettro si spinge oltre la rappresentazione antinomica, per aprirsi ad uno sguardo olistico e simmetrico. Con Nobuo il moto dello sguardo è come una forza gravitazionale che ti tiene lungo l'orbita del noir ma senza mai seguire un rettilineo, giungendo ogni volta al punto di prima per ricominciare e attraversare nuovi generi e sottogeneri. Dal noir dell'epoca d'oro del genere stesso come Linch (1949), all'horror classico di Jigoku (1960), fino ai divertenti (spesso involontariamente) combattimenti con spade, pugnali, pistole in meta-polizieschi come Dandy Sashichi Detective Story (1956) o melodrammi come A Wicked Woman (1958). Nobuo solca trasversalmente il cinema come fa con i suoi interni notturni colmi di strisce d'ombra e di luce, che impediscono di cogliere un "centro". La fluidità delle ombre di questo cinema, sono oblique, nascondono e rivelano contemporaneamente. La profondità di sguardo è quanto mai difesa ma mai esposta a rarefatti virtuosismi di maniera. Nobuo accarezza teneramente il cinema e sempre con la magnifica e bestiale naturalezza.

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