BERLINALE 65 – Ned Rifle, di Hal Hartley (Panorama)

ned rifle

In tutti questi anni, Hal Hartley ha piazzato sulla scena internazionale, più o meno a un decennio di distanza l’uno dall’altro, due colpi che hanno lasciato il segno: Henry Fool (1997) e Fay Grim (2006), ovvero i primi due capitoli della trilogia della famiglia Grimm, che procede ora con Ned Rifle.

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Ned RifleEra tra la fine degli ’80 e i ’90 quando Hal Hartley manovrava con disincanto nelle vene dell’America l’amara ironia di sbandati provinciali dalle storie confuse: tutte questioni di verità nascoste, fiducia mal riposta, famiglie infrante contro lo specchio della loro normalità, però trattate con il distacco anestetizzato dello scherzo stilistico applicato a strutture espressive da nouvelle vague… The Unbelievable Truth, Trust, Simple Men tracciavano la mappa di una indipendenza (dis)integrata del cinema americano tutta a venire, poi il nome di Hartley e in parte anche il suo cinema persero lustro, incartandosi un po’ in una certa maniera autoreferenziale, che forse all’epoca giungeva troppo presto o forse solo non aveva la forza mitopoietica di altri cultori del proprio ego, che da quel cinema americano sarebbero periodicamente scaturiti… In tutti questi anni, Hartley ha però piazzato sulla scena internazionale, più o meno a un decennio di distanza l’uno dall’altro, due colpi che il segno lo hanno lasciato: Henry Fool (1997) e Fay Grim (2006), ovvero i primi due capitoli della trilogia della famiglia Grimm, che procede ora con Ned Rifle.

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Il fascino offerto dalla scansione del tempo a lungo termine di una narrazione a staffetta trova rispondenza nel gioco caratteriale tipico di Hartley, che tende a costruire ovviamente personaggi basati sulla reiterazione del loro destino e sul fatalismo delle loro azioni. Qui ci troviamo dunque faccia a faccia con l’eredità lasciata dalla famiglia Grimm al figlio Ned, il quale, nonostante la sua aria ascetica da cristiano cresciuto nella fede, ha scelto il poco rassicurante nome della nonna materna, Rifle, per marcare la distanza dai suoi genitori. Hartley mette il suo giovane protagonista nello specchio classico del suo cinema: aria distaccata, sguardo fisso all’orizzonte, pulsione indefessa alla posa dimessamente statuaria, Ned è deciso a far fronte al proprio destino con placida obbedienza e si mette sulle tracce del padre, Henry. L’intento è quello di ucciderlo, per vendicare la madre, che a causa sua giace in una prigione, condannata all’ergastolo come terrorista (vedi Fay Grimm), ma la missione si tramuterà in una pochade in sospensione sul senso dell’assurdo, in cui subentrano le figure di Simon, zio di Ned, spazzino divenuto scrittore di successo, e soprattutto della imprevedibile Susan, una ragazza dall’aria provatoriamente instabile, che è a sua volta alla caccia di Herry.

Ned RifleHartley fa muovere le sue figure sullo sfondo della provincia middle-class newyorchese, nel Woodside del Queens, cercando una prospettiva allusiva e desaturata. Il suo cinema del resto mantiene ferma la cifra stilistica dell’allitterazione visiva in controcampo, giocando sul contrasto tra le pose e le azioni, tra la staticità delle situazioni e la pulsionalità delle reazioni, tra l’allineamento mancato della macchina da presa e la tensione antinaturalistica della recitazione. C’è coerenza e gioia del filmare in questo nuovo film di Hartley, c’è il gusto di personaggi che ama ritrovare, c’è anche un pizzico di senso dell’eccesso “watersiano” che contamina la impassibile destrezza del suo cinema. Con l’aggiunta di Aubrey Plaza, nel ruolo di Susan, poi è tutto un ritrovare vecchi amici della saga hartleyana: Liam Aiken, cresciuto letteralmente nel ruolo di Ned Rifle, a Thomas Jay Ryan, Parker Posey, Martin Donovan e James Urbaniak.

 

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