#Berlinale2017 – “Amo Bertolucci quindi amo Renoir”. Incontro con Luca Guadagnino

Il regista ha presentato oggi il suo nuovo lavoro che vede protagonista anche Armie Hammer. E tra i suoi riferimenti ci sono anche Bresson e Schrader. In Panorama Special

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La Francia è vicina, l’Italia anche. Sono chiari alcuni riferimenti per Luca Guadagnino per Call Me By Your Name, presentato in Panorama Special:Une partie de campagne è uno dei miei film preferiti. Amo Bertolucci quindi amo Renoir. L’ultima inquadratura è forse un omaggio al cinema francese. Ho pensato a Un condannato a morte è fuggito. Ma, passando a un altro grande autore, mi è venuto in mente anche Lo spacciatore di Paul Schrader”. Sul mestiere da regista: “Sin da bambino ho sempre voluto vedere come funzionava il cinema. Già da quando avevo visto Lawrence d’Arabia. E la regia è sempre qualcosa di intuitivo”.

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Parla poi delle scene di sesso: “Non abbiamo sviluppato strategie precise. C’è un idillio in questo film e il modo in cui si sviluppa conta più dell’atto sessuale”. Sul rapporto con il direttore della fotografia Sayombhu Mukdeeprom con cui ha collaborato anche per il prossimo remake di Suspiria, ora in post-produzione: “Non è soltanto un maestro ma ha la capacità di muoversi sul set in modo totalmente diverso rispetto agli altri”. Sull’importanza della musica: “La musica qui non serve solo per accompagnare il film ma anche seguire il flusso degli eventi. Inserendo brani che fanno parte dell’immaginario. Mettendo sul set anche la radio e la televisione per tradurre al meglio l’immaginario di Elio”.

L’obiettivo di Call Me By Your Name? “È un film sulla trasmissione della conoscenza e spero che diverse persone lo possano vedere”. Infine l’epoca: “C’è la fine dell’esperienza degli anni ’70 e l’inizio dell’epoca del conformismo. Con un gruppo di persone che ancora non sono state contagiate da questo fenomeno”.

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