Blog NET NEUTRALITY – Bruno Latour non è mai stato (solo) moderno. Omaggio al filosofo francese

Scomparso il 9 ottobre a 75 anni, Bruno Latour ha conosciuto il futuro, consegnando a tutti noi, attraverso una cosmica finzione favolistica, il proprio “fatticcio” che conserva il nostro destino

--------------------------------------------------------------
CORSO SCENEGGIATURA CINEMA E TV, in presenza o online, NUOVA DATA DAL 27 MARZO
--------------------------------------------------------------

Probabilmente il testo che da un accesso più ampio al pensiero di Bruno Latour, scomparso il 9 ottobre a 75 anni, è “Non siamo mai stati moderni”, opera del 1991 che ha sconvolto l’antropologia e la sociologia moderna. Quella scienza, quella tecnica, quella democrazia di cui noi occidentali andiamo tanto orgogliosi, al punto da imporla agli altri, fondando sempre la forza sulla ragione e la ragione sulla forza, rappresentano il nucleo del paradosso moderno. Questo è il punto di partenza da cui partire per essere grati a Bruno Latour. Ha insegnato a esplorare le metamorfosi della modernità per scoprire le possibilità della nostra sopravvivenza. Di quale tempo è Bruno Latour? Di nessun tempo, perché a volte incompreso e troppo figlio della primitività del pensiero. Ha deciso di applicare ai laboratori scientifici gli stessi metodi che di solito si applicavano alle culture primitive, cioè a quelle culture che la scienza aveva contribuito a chiamare selvagge. Quindi, se gli scienziati vanno considerati dei selvaggi, si scopre, in realtà, che gli scienziati, pur considerando che per loro esiste una frattura invalicabile tra la materia e lo spirito, non smettono di animare le cose.

--------------------------------------------------------------
IL NUOVO #SENTIERISELVAGGI21ST N.17 È ARRIVATO! in offerta a soli 13 euro

--------------------------------------------------------------

Se entri in un laboratorio scientifico senti parlare qualsiasi macchina, qualsiasi apparato tecnologico, qualsiasi macchina deve essere portatrice di verità. La scienza occidentale non fa altro che contraddire questa divisione tra materia e spirito, soggetto e oggetto, fino a creare uno spazio di animismo inconsapevole. Non abbiamo bisogno di riconoscere consapevolmente questa operazione mentale, eppure è così. Cosa succede allora se una macchina non parte più se non mettiamo la cintura di sicurezza? La macchina prende la decisione al nostro posto e grazie alla macchina diventiamo delle creature morali. Nella società contemporanea gli oggetti e i “non umani” operano come umani e hanno nelle loro mani una capacità di agire e pensare moralmente. Bruno Latour ha praticamente adottato con la società contemporanea lo stesso sguardo che Vladimir Propp o Claude Lévi-Strauss hanno applicato ai miti, alle favole, svelando che la realtà da noi considerata è una strana favola che viene raccontata e costruita nell’atto di farsi.

Ha rivoluzionato le scienze sociali nel mondo, ha ispirato artisti di tutte le arti, perché ha studiato la realtà con gli stessi occhi con cui ci si perde nella finzione favolistica. Bruno Latour è stato generoso perché curioso e attento alle cose e alle persone, senza perdersi in classificazioni. Generoso perché non hai mai interrotto il dialogo con se stesso e il mondo circostante. Generoso cosmico perché capace di partire da qualsiasi punto, da qualsiasi cosa, da qualsiasi oggetto non umano. Qualsiasi oggetto diventava l’occasione per rifondare la sociologia, ripensare l’epistemologia. I fatticci (faitiche, crasi di fait e fetiche) sono una sua invenzione, sono insieme evento ed idolo, dato e mito, sono i nostri desiderati congiunti, compagni di vita, gli ibridi di umano/non umano, spirituale e materiale.

I fatticci sono tra noi, Bruno Latour ha regalato un mondo più denso, più ricco, ha conosciuto il futuro, l’ecologia politica, ed ha consegnato a tutti noi il proprio fatticcio che conserva il nostro destino. In “Dove sono? Lezioni di filosofia per un pianeta che cambia”, opera del 2021, in cui ci si interroga sulla pandemia attraversando la trasformazione in insetto di Gregor Samsa, queste sono le parole primitivamente moderne, estratte dalle prime e dalle ultime pagine il libro: “Una grande metamorfosi c’è stata e non pare proprio che al risveglio da questo incubo torneremo indietro. Confinati oggi come domani. Il ‘mostruoso’ insetto deve imparare a spostarsi di sbieco, a scontrarsi con il prossimo, con i propri familiari… tutti impacciati da antenne, strascichi, scie di virus e di gas, in un clichettio di protesi e un cozzare spaventoso di pinne d’acciaio. ‘Ma dove sono?’: da un’altra parte, in un altro tempo, qualcun altro, membro di un’altra popolazione. Come abituarsi? Brancolando, come sempre. In che altro modo se no?”.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE PRODUZIONE+DISTRIBUZIONE CINEMA. DAL 19 MARZO!

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative