Bobi Wine: Ghetto President, di Christopher Sharp, Moses Bwayo

Un interessante documentario di denuncia che racconta i fatti reali della star musicale ugandese Bobi Wine e la sua lotta in prima linea contro il dispotico regime di Museveni. Fuori concorso.

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Presentato Fuori concorso, il documentario Bobi Wine: Ghetto President racconta i fatti reali riguardanti la star musicale Bobi Wine nel suo paese d’origine, l’Uganda. Amato e acclamato dalla sua gente, Bobi Wine viene dalla strada, dai ghetti e baraccopoli di Kampala, e ha dato voce, continuando a farlo, a tutti, anche a coloro in fondo alla scala sociale. Diventa attivista politico e membro indipendente del Parlamento per contrastare il regime vigente, al potere dal 1986 sotto il nome dell’autocratico Museveni, capace di modificare la costituzione per eliminare il vincolo dei mandati presidenziali.

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Il periodo preso in considerazione va dal 2014 al 2021 e l’opera riesce, con un registro da docufiction, ad entrare negli accaduti drammatici della famiglia di Bobi Wine, della moglie Barbie e figli, questi ultimi costretti a trasferirsi da parenti negli Stati Uniti per difendere la loro incolumità. Si sente tutta l’inquietante e pericolosissima condizione vissuta dai protagonisti nel contrastare il dispotismo dittatoriale del governo.

Almeno due sono gli aspetti che rendono interessante il documentario: il focus sulla coinvolgente musica di Bobi Wine e la musica che si erge praticamente a prima protagonista di tutta la storia e si fa ancora una volta vettore di speranza e forza prorompente per avviare qualsiasi cambiamento.

I registi, l’australiano Christopher Sharp e il giornalista attivista ugandese Moses Bwayo, decidono di non mostrare scene di particolare violenza. In realtà il girato, arricchito da materiale di repertorio, ma fondamentalmente costituito dal lavoro sul campo, si concentra soprattutto sull’intimità dei protagonisti, sull’atmosfera di oppressione psicologica che si vive quotidianamente. Ecco, appunto, un altro aspetto fondamentale del documentario è la capacità di addentrarsi empaticamente nelle situazioni private della famiglia di Bobi Wine, con lo sguardo che in più occasioni diventa una vera e propria presenza discreta dello spazio. Se l’aspetto centrale della narrazione è la musica e il suo potere aggregante, non è secondario lo spirito puro e istintivo delle interpretazioni che trapela in ogni scena per ricordare quanto sia necessario portare a conoscenza coloro che trovano ancora il coraggio di opporsi alle tirannie e alle ingiustizie.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
2 (2 voti)
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