BRASILE 2014 – Anatomia di una vittoria

L'anatomia di una vittoria non si spiega solo con gli episodi. L'avversario è debole. Il calcio di Hodgson è stantio, ha quasi l'eta di Ken 'il rosso' Loach che avrebbe fatto masticare l'erba ai suoi giocatori fino alle lacrime per poi rialzarsi e sputare il sangue per un goal, senza appellarsi neanche troppo a Cantona. Stasera ha avuto ragione Prandelli, la sua formazione e gli uomini messi in campo

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La prima è sempre difficile. Nella vita come al cinema. Nel calcio che conta poi è determinante. Dopo quattro anni l'Italia formato Mondiale Brasile torna in campo per la 'sua' prima con l'Inghilterra. Davanti, in uno stadio non proprio strapieno, ad un popolo nottambulo pronto a fare le due di notte per vedere il gol di Marchisio, il veloce  pareggio inglese e il colpo di testa di Balotelli. E' un attesa strana quella che in un sabato di metà giugno pervade il tifoso della Nazionale. Il sabato dell'esordio pur se in tarda serata facilità l'aggregazione e la condivisione dell'evento non solo davanti il piccolo schermo, ma su tutti i social. Twitter è strapieno di hastag pronti a rilanciare i commenti ai gol e le battute sarcastiche per gli errori. Ma il calcio è una cosa seria, almeno per chi scrive. E i Mondiali non propongono il miglior spettacolo calcistico perché quello che conta alla fine dei giochi è la vittoria. Se giochi anche maluccio, ma vinci, hai ragione delle critiche e te ne freghi delle bocche storte. Stasera ha avuto ragione Prandelli, la sua formazione e gli uomini messi in campo. L'Inghilterra è alle spalle e il funambolo Sterling (il numero 19 dei Leoni) è rimasto a digiuno. Come mima Balotelli alle telecamere di Sky 2 a 1 e zitti tutti.

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L'anatomia di una vittoria non si spiega solo con gli episodi. Non ci si deve fermare a ciò che riprendono le telecamere, a quello che impressiona la retina.  L'avversario è debole, mette paura solo nel primo tempo con qualche strappo in velocità. Il calcio di Hodgson è stantio, ha quasi l'eta di Ken 'il rosso' Loach ma la vecchia volpe inglese ha poche idee e confuse. Loach avrebbe fatto masticare l'erba ai suoi giocatori fino alle lacrime per poi rialzarsi e sputare il sangue per un goal, senza appellarsi neanche troppo ad Eric Cantonà. Colpiti dal tiro di Marchisio si sono improvvisamente risvegliati, come sarebbe piaciuto a Loach ma solo per un fuoco fatuo. L'Italia ha domato Rooney e compagni con poco lavoro. Poi è salito in cielo il ribelle di Brescia, quel Mario Balotelli che non sfigurerebbe nelle periferie di Glasgow accanto ai 'dirty boys' di Loach. Proprio l'uomo che impersona al meglio il codice etico tanto caro al mister Prandelli. Così l'Italia dei mediani, dai piedi buoni per carità ma fedeli ai dettami del tecnico, ha imbrigliato quel poco che poteva fare la fatiscente Inghilterra. 'God save the Queen'. Ora gli toccherà battere l'Uruguay per non buttare via il Mondiale, quasi un spareggio, vista la sonora sconfitta rimediata da Cavani & co dalla sorpresa del girone, il Costarica (3 a 1). 

 

 

E' l'anatomia della vittoria a farci deragliare. Il vero Brasile è la Colombia. Fa fuori la Grecia in maniera facile, viaggia veloce e si diverte dopo ogni gol con un balletto orchestrato dall' 'italiano' Armero. Una danza libera e spumeggiante, una lezione ai maghi del samba?, che porterà questa bella realtà del calcio Sudamericano molto lontano.I cafeteros, così vengono ribattezzati, non hanno le chiome naif del compassato ma geniale Valderrama o la follia delle capriole di Asprilla, ma le invenzioni di Cuadrado e la forza di Gutierrez. Hanno azzeccato la prima e il loro cinema è un montaggio funambolico che punta a sorprendere e a farsi ammirare. Tra Tarantino e John Woo.

 

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