BRASILE 2014 – Arancia Meccanica

Olanda Spagna 5-1
C’è qualcosa di profondamente moderno e cinematografico nella cura Ludovico imposta questa notte dagli olandesi ai campioni del mondo. Come se l'Olanda avesse voluto ribadire al mondo di essere la scuola calcistica europea più importante nella storia di questo sport. Sembrava la Nona sinfonia di Beethoven rifatta elettronicamente nel film di Kubrick. Un incrocio tra Ivan Drago e Walter Benjamin

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Non so con che modulo giocheremo. Stiamo provando a sperimentare un modo di fare calcio che sia imbattibile” (l’allenatore dell’Olanda Luis Van Gaal , tre settimane fa in conferenza stampa)

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Forse il secondo giorno di questo  mondiale, sorprendentemente sovraccarico di contenuti dopo sole quattro partite, ha già regalato la partita dell’anno. C’era da aspettarselo. Spagna Olanda era del resto stata la finale di quattro anni fa in Sudafrica oltre che un classico del calcio europeo. Ma c’è qualcosa di profondamente moderno e cinematografico nella cura Ludovico imposta questa notte dagli olandesi ai campioni del mondo. Come se l’attestato di rivoluzione e spettacolarità fosse stato rabbiosamente rivendicato da un calcio (quello olandese) pensato e strutturato per essere filosoficamente avanguardistico. Il possesso palla naif e noioso degli spagnoli è sembrato veramente poca cosa rispetto alla velocità fisica e di pensiero dei suoi avversari. La Spagna in questi anni grazie al Barcellona, a convergenze generazionali e forse anche a un intero movimento sportivo, politico e medico (non abbiamo prove ma è un dato di fatto che prima di alcuni scandali targati doping e Dott. Fuentes la nazione iberica non aveva mai conseguito risultati così sbalorditivi in calcio, tennis, ciclismo e così via). La Spagna dal 2008 a oggi ha proposto un calcio assolutamente unico ma difficilmente esportabile e “democratico” (provate a chiedere a un tedesco o a un italiano di giocare come loro e vi ritroverete quello strano ibrido che è stato la Roma di Luis Enrique e – con risultati migliori ma non esaltanti – l’ultimo Bayern di Guardiola). Impossibile imparare calcio dagli spagnoli se non si è spagnoli.

Con gli olandesi è un’altra storia invece. Ogni loro nazionale è diversa da quella precedente. A suo modo rivoluzionaria e ossessionata da una ricerca del genio che travalica la qualità tecnica dei suoi interpreti. Dal 1974 in poi gli orange hanno deciso di barattare la produttività con l’arte. Quando si parla di rivoluzione calcistica, dopo la straordinaria Italia di Pozzo degli anni ’30 – se non ci fosse stata la Seconda guerra mondiale con la squadra del grande Torino avremmo probabilmente vinto altre mondiali e Olimpiadi, con buona pace di brasiliani e tedeschi –  c’è infatti sempre e solo una squadra da prendere a riferimento: l’Olanda, prima di Cruiff e Neskens, poi di Gullit e Van Basten e ora di Robben, Snejder e Van Persie – anche se molti dimenticano anche la bellissima squadra di Francia ’98, quella del giovane Ajax di Van Gaal (ancora lui!) e allenata da Hiddink che perse in semifinale contro il Brasile di Ronaldo soltanto ai calci di rigore. Come scuola calcistica e serbatoio di idee l’Olanda è la squadra europea più importante nella storia di questo sport. Il fatto che non abbia mai vinto un mondiale rientra nei paradossi sportivi e nei giochi politici di uno sport non sempre “giusto”. Paradossi che da queste parti conosciamo fin troppo bene e che non riescono a intaccare la solidità di un immaginario collettivo ogni tanto fortunatamente avulso quell’espressione orribile e sottilmente reazionaria che è “albo d’oro”.

Sergej EjzenstejnStanotte dopo un primo tempo equilibrato (chi parla di prevalenza spagnola non tiene conto di un paio di dubbi fuorigioco fischiati agli olandesi che avrebbero messo i loro attaccanti soli davanti a Casillas) si è assistito al ritorno dell’Arancia Meccanica, termine che venne affibbiato alla magnifica squadra del 1974. Van Gaal deve essersi ricordato che lui e Cruijff   hanno per anni insegnato calcio a Barcellona preparando il terreno a Guardiola e compagni. Più che una rivincita dell’ultimo mondiale è sembrato un seminario accelerato sulla ricerca dello spazio, del ritmo e della velocità nel gioco di squadra. Sembrava la Nona sinfonia di Beethoven rifatta elettronicamente da Walter Carlos nel film di Kubrick. Un incrocio tra Ivan Drago e Walter Benjamin. Ejzenstein e Dziga Vertov avrebbero preso appunti. Olanda vs. Spagna 5-1. Ebbene sì: adoro l’Olanda.

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