BRASILE 2014 – Capello/Kubrick e la maledizione di HAL 9000

fabio capello

Due grandi artisti, uno del calcio e uno del cinema, entrambi con problemi a relazionarsi con gli altri esseri umani. Ma uno ne conosce i limiti e li sfrutta, l'altro spesso ne è vittima. Kubrick/Capello: umano, troppo umano.

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fabio capelloC'è un'incredibile aria di déjà-vu nella nuova avventura Mondiale del nostro Fabio Capello. Quattro anni fa parlammo, in occasione del Mondiale sudafricano e proprio su queste pagine di Capello e del suo essere il Kubrick degli allenatori di calcio. L'attenzione maniacale per ogni minimo dettaglio, l'ispirazione geometrica per ogni schema, la passione cerebrale con la quale inonda le squadre che allena sono anche i marchi di fabbrica del grande regista autore di Arancia meccanica e 2001 Odissea nello spazio.

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Ma il calcio e il cinema NON sono la stessa cosa. E quattro anni dopo è lo stesso beffardo destino a ricordarlo al mister di Pieris.

 

Alla guida degli inglesi fu il proprio portiere Green a regalare un gol agli americani per quello che fu l'1 a 1 con il quale si aprì il Mondiale degli inglesi. Ieri c'è stato il bis. Il portiere della Nazionale russa, Akinfeev, si è esibito in una papera forse peggiore regalando il gol del vantaggio agli increduli coreani. Poi il gol di Kerzhakov ha riportato la parità per la compagine allenata da Don Fabio.

Ma non ha certo sistemato le cose. Innanzitutto dobbiamo dire che Kubrick non ha mai fatto due film uguali ma soprattutto non avrebbe mai permesso ad un essere umano, ma nemmeno ad una macchina probabilmente, di rovinare un suo film.

hal 9000Costretto comunque, suo malgrado e se avesse potuto ne avrebbe fatto volentieri a meno, a utilizzare degli esseri umani per i suoi film Kubrick ha lottato e lavorato per avere un controllo totale sulle proprie opere. Ogni persona che lavorava per lui sapeva quello che avrebbe dovuto fare. E se non lo sapeva lo avrebbe capito dopo le innumerevoli prove alle quali Kubrick li sottoponeva. Ma il calcio non prevede repliche, non esistono ciak. Il calcio è teatro, è diretta. Qui sta il dunque. A Kubrick non è mai passato per l'anticamera del cervello di fare teatro, di dover dipendere da delle persone senza possibilità di intervenire.

In questo sta la mancanza di umiltà di Capello. Ognuno dovrebbe avere la capacità di capire quale sia il proprio universo di riferimento. Capello in questo ha sempre peccato: lui è un vincente, ma è un vincente con le sue regole. Quando il calcio e le sue regole si incontrano allora va bene, ma quando la pur minima delle interferenze si intralcia sul suo cammino ecco il patatrac.

Capello ha detto basta alle squadre di club. Ha detto basta insomma dal dover sottostare alle regole di altri: altre società, gli agenti, i presidenti e così via. Ha scelto di allenare le Nazionali perché la Nazionale è figlia unicamente delle scelte del proprio allenatore.

Capello nel corso della sua carriera ha avuto rapporti spesso complicati con molti giocatori. Tanto per fare qualche nome: Montella, Del Piero, Ronaldo, Beckham, Antonio Cassano sono tutti calciatori con i quale c'è stato qualche screzio più o meno pesante.

E a ben vedere questi nomi hanno una caratteristica in comune: sono giocatori ricchi di talento ma difficili da incasellare in un ruolo specifico. Non si adattano benissimo insomma ai rigidi schemi di Capello.

La sua Nazionale russa infatti risente di tutto ciò. Il tecnico ha epurato molti dei giocatori russi spesso famosi per il loro talento ma anche per la loro indisciplina. E i pochi che ha portato li ha relegati in panchina.

papera akinfeevSuo malgrado si è aggrappato a loro per vincere la partita. Gli ingressi di Dzagoev e soprattutto dell'autore del gol del pareggio Kerzhakov hanno cambiato l'inerzia della partita. Il pareggio sul campo non ha però cambiato la verità insindacabile di una doppia sconfitta per Capello. Una appunto dall'aver dovuto abdicare alle sue regole ferree di disciplina tattica. L'altra per l'esser stato tradito ancora una volta dal proprio portiere. E nel calcio si dice che il portiere rappresenti spesso il cervello dell'allenatore per quello che è senza dubbio il ruolo più riflessivo dell'intero scacchiere tattico.

A ben vedere è come se una macchina si rivoltasse al proprio creatore. Ecco, torniamo a Kubrick e a  2001 Odissea nello spazio. In particolare alle ultime parole di HAL 9000, il supercervellone che governa l'astronave del film:

 

« La mia mente sta svanendo. Non c'è alcun dubbio. Lo sento. Lo sento. Lo sento.

Ho paura.»

 

Una frase densissima di segni. Il controllo del cervello che viene meno (“La mia mente sta svanendo”) e che subito dopo lascia spazio alle emozioni (“Lo sento. Lo sento. Lo sento”) per approdare infine alla più umana e intensa delle emozioni, la paura.

HAL 9000 è umano, infine, per questo ha fallito.

Kubrick lo sapeva, Capello evidentemente no.

 

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